Le nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo sono finalmente definitive, e rappresentano il documento di riferimento più importante per la scuola dell'infanzia e del primo ciclo. A una prima lettura, emerge un quadro pedagogico ambizioso e moderno, che disegna una scuola proiettata verso le sfide del futuro, centrata sulla "persona" dello studente e sulla sua formazione integrale.
Dalla Visione alla Realtà: Le Ombre e le Criticità del Percorso
Il Muro della Realtà Materiale: La criticità più evidente è lo scarto tra la scuola ideale descritta nel documento e quella reale. Come si può realizzare un approccio laboratoriale e personalizzato in "classi pollaio" con più di 25 alunni? Come si può promuovere la didattica digitale senza laboratori attrezzati, connessioni internet stabili e dispositivi adeguati per tutti? La visione di una scuola moderna si infrange contro la realtà di un'edilizia scolastica spesso fatiscente e inadeguata. La Sfida della Formazione Docente: Un cambio di paradigma così profondo esige un corpo docente preparato a sostenerlo. Le Indicazioni richiedono insegnanti che siano progettisti di curricoli, esperti di valutazione formativa, mediatori culturali, integratori di tecnologie. Senza un massiccio, strutturale e continuo piano di formazione iniziale e in servizio, queste linee guida rischiano di rimanere un "libro dei sogni", un documento ammirevole ma inapplicato, lasciato alla buona volontà e alla creatività dei singoli. Il Paradosso del Sovraccarico: Nonostante il lodevole principio del "non multa, sed multum", il rischio di un nuovo sovraccarico è concreto. L'introduzione o il potenziamento di numerosi ambiti – STEM, Informatica, Latino (LEL), Educazione Civica, Educazione Finanziaria – se non gestiti con un'attenta integrazione, rischiano di frammentare ulteriormente il tempo scuola, costringendo a una trattazione superficiale di tutto e tradendo l'obiettivo di partenza. La Rivoluzione Culturale della Valutazione: Abbandonare la cultura del voto numerico per una valutazione descrittiva e processuale è una vera rivoluzione culturale. Incontra resistenze non solo tra i docenti, ma anche tra le famiglie, abituate alla presunta chiarezza e semplicità del voto. Questo passaggio richiede tempo, dialogo e un supporto costante alle scuole, che non possono essere lasciate sole in questa transizione.
L'Educazione all'Affettività e la Scelta del Silenzio: la Criticità del "Non Detto"
Si crea una "scuola a macchia di leopardo": La tutela e la formazione di uno studente diventano una lotteria geografica e culturale, e non più un diritto universale garantito dallo Stato. È un'abdicazione di responsabilità politica: Evitando di nominare i temi divisivi, il Ministero evita di prendere una posizione chiara, ma di fatto finisce per tutelare lo status quo e le posizioni più resistenti al cambiamento. L'ambiguità diventa un alibi per l'inazione (o per l'azione ideologica): La mancanza di un obbligo specifico rende i principi di "rispetto" delle belle parole sulla carta, facilmente ignorabili o, peggio, strumentalizzabili per promuovere agende specifiche.
Questa scelta di "non scegliere" è, a vostro avviso, un atto di prudenza che rispetta l'autonomia delle scuole e le diverse sensibilità familiari? Oppure, come sostengono in molti, questo vuoto normativo è un'abdicazione di responsabilità che, oltre a creare disuguaglianza, apre le porte a derive pedagogiche inappropriate per l'età evolutiva? Un documento quadro nazionale non dovrebbe avere il coraggio di stabilire confini chiari su questi temi, per proteggere gli studenti e dare certezze a scuole e famiglie, invece di lasciare il campo a interpretazioni arbitrarie?
Nessun commento:
Posta un commento
NOTA BENE: tutti i commenti sono sottoposti a moderazione e quindi non saranno subito leggibili. Evitate perciò di inviare un unico messaggio diverse volte. Grazie per la pazienza e la collaborazione.