ROMA, 31 OTT - “Abbiamo scritto una lettera ai capigruppo di tutti gli schieramenti presenti in Parlamento per chiedere di rimuovere dalla legge di Bilancio l’estensione della Web Tax alle piccole e medie imprese. La nuova imposta prevista dal governo danneggerà tutte le aziende che investono nel digitale, le startup, l’editoria, e i professionisti nell’ambito di un settore nel quale l’Italia è fanalino di coda rispetto agli altri partner europei e di cui si rischia di pregiudicarne lo sviluppo”.
“Con la Web Tax per le Big Tech si intendeva ridurre l’oligopolio dei servizi digitali in capo ai colossi del web, favorendo le aziende italiane che operano nei servizi digitali, molte delle quali start up o imprese innovative. Con l’estensione di questa tassa si va invece nella direzione opposta, aumentando il gap fra multinazionali e piccole e medie imprese andando a colpire un settore strategico per l’economia e lo sviluppo del Paese. Ci auguriamo che tutti i partiti accolgano il nostro appello e rimuovano questa stortura dalla legge di Bilancio”.
Lo dichiara il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, firmatario della lettera inviata ai capigruppo di maggioranza e opposizione:
Egregio Presidente,
1' articolo 4 del disegno di legge di bilancio presentato alla Camera dei Deputati e all'esame delle Commissioni (A.C. 2112), reca modifiche al comma 36, dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, che regolava l'applicazione dell'imposta sui servizi digitali (cosiddetta web-tax), individuandone, quali soggetti passivi, quei soggetti, esercenti attività d'impresa che, singolarmente o a livello di gruppo, realizzano congiuntamente un ammontare complessivo di ricavi, ovunque realizzati, non inferiore a euro 750.000.000 e un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali, realizzati nel territorio dello Stato italiano, non inferiore a euro 5.500.000.
La nuova formulazione del comma 36, dell'articolo 1, della richiamata legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevede, invece, l'applicazione dell'imposta, aggiuntiva rispetto alle altre fo1me di imposizione previste per le aziende, in maniere generalizzata e indiscriminata nei confronti di tutti quei soggetti esercenti attività d'impresa che realizzano ricavi derivanti da servizi digitali sul territorio italiano.
Tralasciando il fatto che l'imposta si applica al fatturato e non all'utile dell'impresa, cosa che già nell'attuale applicazione ne ha fortemente limitato l'impatto e l'efficacia, p01iando gli interessati, di fatto, a scaricarne l'onere sul consumatore finale, preme altresì ricordare che la ratio della disposizione risiedeva nel ridurre il peso dell'oligopolio dei servizi digitali in capo ai colossi del web, favorendo le aziende italiane che operano nei servizi digitali, molte delle quali start-up o PMI innovative, le quali, tra 1'altro, proprio sulla base della ratio sopra richiamata, beneficiano di sostegni e aiuti dallo Stato, primi fra tutti quelli erogati, ope legis, da Cassa Depositi e Prestiti.
La nuova impostazione della web-tax, quindi, non solo ne snaturerà l'impostazione sulla base della quale la norma era stata pensata e istituita, ma danneggerà PMI, start-up, editoria, giornali e professionisti, nell'ambito di un settore, quello del digitale, nei quali l'Italia è fanalino di coda rispetto agli altri partners europei e di cui si rischia di pregiudicare lo sviluppo.
Inoltre, alla luce di quanto sopra ripo1iato, l'imposta nella sua nuova formulazione, avrà come effetto immediato un generalizzato aumento dei costi per coloro che acquistano i servizi digitali, in quanto PMI e start-up digitali per prime, più dei colossi del web, saranno inevitabilmente costrette ad aumentare le loro consulenze e prestazioni professionali in un momento in cui l'Italia dovrebbe adottare una strategia che favorisca la digitalizzazione, piuttosto che penalizzarla.
Infine, prescindendo dal gettito, assai limitato, questa estensione della web-tax va a costituire un ulteriore e nuovo onere, non solo economico, per imprese piccole e innovative, che il Governo, da un lato finanzia (proprio perché rappresentano una ricchezza nell'ambito del sistema di digitalizzazione del Paese) e dall'altro penalizza estendendo una tassa che mirava proprio a colpire i più grandi per avvantaggiare i piccoli e riequilibrare il mercato.
Sono certo, onorevole Presidente, che condividerà le considerazioni che Le ho fin qui espresso e vorrà sostenere 1'allegato emendamento che mira a mantenere la disposizione nella formulazione vigente. Con l'auspicio che, con il Suo autorevole sostegno, sia corretto quello che ritengo essere un errore tecnico, ma anche politico, che pone a rischio lo sviluppo delle imprese che si occupano di digitale e digitalizzazione nel nostro Paese, resto, tanto direttamente che per il tramite della struttura tecnica di CONFIMPRENDITORI, a Sua disposizione per ogni chiarimento si rendesse necessario.
L'occasione mi è grata per porgere i saluti più cordiali.
Roma 31 ottobre 2024
IL PRESIDENTE NAZIONALE
Stefano Ruvolo
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