L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento Molfetta per la Palestina, con l’adesione di oltre trenta tra associazioni civiche, ecclesiali, sindacali e realtà politiche del territorio. Un momento di mobilitazione popolare che ha unito credenti e non credenti, giovani e adulti, cittadini comuni e operatori del mondo sociale e culturale.
Qui il nostro servizio audio in onda su Radio Idea e Circuito Airplay:
A rendere il corteo ancora più toccante è stato il gesto simbolico richiesto agli stessi partecipanti: portare con sé il nome di una persona palestinese – vittima, sopravvissuta o resistente – da scrivere sulla pelle, su un cartello, su un pezzo di stoffa. Tanti i volti commossi, tante le storie raccontate lungo il cammino, tra silenzi rispettosi e cartelli carichi di umanità.
I dati raccontati sono tragicamente noti ma non possono lasciare indifferenti: oltre 62.000 morti a Gaza dal 7 ottobre 2023, 16.800 bambini uccisi, 28.000 donne e ragazze eliminate dai bombardamenti, operatori umanitari, giornalisti, civili senza difese, tutti schiacciati da un conflitto che ha assunto proporzioni genocidarie. Alcuni rapporti delle Nazioni Unite parlano chiaramente di crimini contro l’umanità.
La marcia ha voluto dare voce a queste vittime, ma anche denunciare le responsabilità internazionali: le ambiguità di molti governi occidentali, i profitti dell’industria bellica, il silenzio complice di chi potrebbe intervenire e non lo fa. In particolare, il corteo ha condannato l’atteggiamento del governo israeliano e l’impunità garantita a figure come Netanyahu e Gallant, destinatari di mandati d’arresto da parte della Corte Penale Internazionale, tuttora ignorati.
La manifestazione ha mostrato il volto migliore di una città che non resta indifferente. Molfetta ha confermato la propria vocazione pacifista, la propria adesione a valori universali di solidarietà e giustizia, con una partecipazione trasversale e consapevole. Presenti numerose associazioni – tra cui Amnesty International, ANPI, CGIL, Libera, Legambiente, gruppi parrocchiali e laici – e moltissimi cittadini.
Particolarmente significativo il messaggio inviato alla comunità dal vescovo Domenico Cornacchia, che ha invitato tutte le parrocchie a unirsi all’iniziativa, sottolineando che “la pace va costruita con coraggio, responsabilità e impegno quotidiano”.
Un corteo che non è stato solo protesta, ma proposta.
Proposta di memoria, di coscienza, di rifiuto della guerra come strumento. Proposta di umanità in un tempo disumano. Un segnale forte e necessario in un Paese e in un’Europa che spesso sembrano incapaci di prendere posizione.
Free Palestine.La marcia è finita, ma la voce resta.
In Piazza Municipio, i tre interventi centrali hanno scandito il significato profondo dell’iniziativa:
Voce di spicco è stata quella di Michela Arricale, avvocata e co-presidente del Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia (CRED). Arricale ha lanciato un allarme sulla "decostituzionalizzazione" del diritto internazionale, sottolineando come principi fondamentali quali, l'autodeterminazione dei popoli e il divieto della guerra siano a rischio. Ha denunciato la complicità del governo italiano nel genocidio in corso, citando la vendita di armi a Israele, e la copertura diplomatica offerta. La sua associazione, ha depositato denunce contro l'esecutivo, per complicità in genocidio e ha diffidato il governo dal rinnovare gli accordi militari con Israele. Arricale ha concluso con un appello all'azione concreta: dal boicottaggio di aziende come la Leonardo, coinvolta secondo report internazionali, al sostegno per i portuali che bloccano le navi cariche di armi.
Un forte richiamo spirituale è giunto da Sua eccellenza Monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi. Ispirandosi alla figura profetica di Don Tonino Bello, ha espresso un sogno potente: "Basta parlare di Gaza, dobbiamo andare a Gaza". Con le sue parole, ha invitato a superare la sola denuncia, per intraprendere un cammino di interposizione nonviolenta, come "viandanti di pace", per testimoniare una vicinanza concreta al popolo sofferente.
La testimonianza più toccante è arrivata da Yousef Salman, medico e delegato in Italia della Mezza Luna Rossa Palestinese. Con voce commossa, ha descritto l'orrore di un conflitto, che dura da oltre 77 anni, ribadendo con forza che la lotta palestinese non è mai stata religiosa, ma una resistenza contro "l'ideologia sionista", definita un progetto colonialista, sostenuto dall'Occidente per i propri interessi strategici in Medio Oriente. Ha denunciato l'ipocrisia della comunità internazionale e delle reti televisive nazionali, che non danno spazio alla voce palestinese. Salman ha raccontato la determinazione del suo popolo, a non abbandonare la propria terra, concludendo con un parallelismo con la storia italiana: "Anche voi avete combattuto l'occupazione nazifascista, voi siete i nostri maestri. E come voi, anche il popolo palestinese festeggerà il suo 25 aprile".
Le voci che avete ascoltato da Molfetta in provincia di Bari, sono un invito per ciascuno di noi. Un invito ad andare oltre la narrazione ufficiale, spesso sbilanciata, che dimentica decenni di storia e finisce per colpevolizzare chi subisce l'occupazione.
Informarsi è un atto di responsabilità. Significa cercare attivamente le testimonianze dirette, i report delle organizzazioni per i diritti umani e le analisi che il mainstream ignora. È il primo passo per rompere il muro dell'indifferenza, e comprendere una verità fondamentale: non ci potrà mai essere pace per nessuno, senza giustizia e dignità per il popolo palestinese.
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