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venerdì 25 luglio 2025

Molfetta ha marciato per la pace: “Sì alla pace. No al riarmo. Stop al genocidio”

Una folla composta e determinata, ha attraversato ieri sera, 25 luglio 2025, Corso Umberto a Molfetta per chiedere con forza: pace, giustizia e dignità, per il popolo palestinese. Un corteo silenzioso, ma denso di significato, ha preso il via alle ore 19:00, dalla Galleria Patrioti Molfettesi, per concludersi in Piazza Municipio, dopo aver sostato davanti al monumento dedicato a don Tonino Bello, simbolo profetico di nonviolenza.

L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento Molfetta per la Palestina, con l’adesione di oltre trenta tra associazioni civiche, ecclesiali, sindacali e realtà politiche del territorio. Un momento di mobilitazione popolare che ha unito credenti e non credenti, giovani e adulti, cittadini comuni e operatori del mondo sociale e culturale.

Qui il nostro servizio audio in onda su Radio Idea e Circuito Airplay:

A rendere il corteo ancora più toccante è stato il gesto simbolico richiesto agli stessi partecipanti:    portare con sé il nome di una persona palestinese – vittima, sopravvissuta o resistente – da scrivere sulla pelle, su un cartello, su un pezzo di stoffa. Tanti i volti commossi, tante le storie raccontate lungo il cammino, tra silenzi rispettosi e cartelli carichi di umanità.

I dati raccontati sono tragicamente noti ma non possono lasciare indifferenti:    oltre 62.000 morti a Gaza dal 7 ottobre 2023,   16.800 bambini uccisi, 28.000 donne e ragazze eliminate dai bombardamenti, operatori umanitari, giornalisti, civili senza difese, tutti schiacciati da un conflitto che ha assunto proporzioni genocidarie. Alcuni rapporti delle Nazioni Unite parlano chiaramente di crimini contro l’umanità.

La marcia ha voluto dare voce a queste vittime, ma anche denunciare le responsabilità internazionali: le ambiguità di molti governi occidentali, i profitti dell’industria bellica, il silenzio complice di chi potrebbe intervenire e non lo fa. In particolare, il corteo ha condannato l’atteggiamento del governo israeliano e l’impunità garantita a figure come Netanyahu e Gallant, destinatari di mandati d’arresto da parte della Corte Penale Internazionale, tuttora ignorati.

La manifestazione ha mostrato il volto migliore di una città che non resta indifferente. Molfetta ha confermato la propria vocazione pacifista, la propria adesione a valori universali di solidarietà e giustizia, con una partecipazione trasversale e consapevole. Presenti numerose associazioni – tra cui Amnesty International, ANPI, CGIL, Libera, Legambiente, gruppi parrocchiali e laici – e moltissimi cittadini.

Particolarmente significativo il messaggio inviato alla comunità dal vescovo Domenico Cornacchia, che ha invitato tutte le parrocchie a unirsi all’iniziativa, sottolineando che “la pace va costruita con coraggio, responsabilità e impegno quotidiano”.

Un corteo che non è stato solo protesta, ma proposta.

Proposta di memoria, di coscienza, di rifiuto della guerra come strumento. Proposta di umanità in un tempo disumano. Un segnale forte e necessario in un Paese e in un’Europa che spesso sembrano incapaci di prendere posizione.

Free Palestine.La marcia è finita, ma la voce resta.

In Piazza Municipio, i tre interventi centrali hanno scandito il significato profondo dell’iniziativa:

Voce di spicco è stata quella di Michela Arricale, avvocata e co-presidente del Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia (CRED). Arricale ha lanciato un allarme sulla "decostituzionalizzazione" del diritto internazionale, sottolineando come principi fondamentali quali, l'autodeterminazione dei popoli e il divieto della guerra siano a rischio. Ha denunciato la complicità del governo italiano nel genocidio in corso, citando la vendita di armi a Israele, e la copertura diplomatica offerta. La sua associazione, ha depositato denunce contro l'esecutivo, per complicità in genocidio e ha diffidato il governo dal rinnovare gli accordi militari con Israele. Arricale ha concluso con un appello all'azione concreta: dal boicottaggio di aziende come la Leonardo, coinvolta secondo report internazionali, al sostegno per i portuali che bloccano le navi cariche di armi.

Un forte richiamo spirituale è giunto da Sua eccellenza Monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi. Ispirandosi alla figura profetica di Don Tonino Bello, ha espresso un sogno potente: "Basta parlare di Gaza, dobbiamo andare a Gaza". Con le sue parole, ha invitato a superare la sola denuncia, per intraprendere un cammino di interposizione nonviolenta, come "viandanti di pace", per testimoniare una vicinanza concreta al popolo sofferente.

La testimonianza più toccante è arrivata da Yousef Salman, medico e delegato in Italia della Mezza Luna Rossa Palestinese. Con voce commossa, ha descritto l'orrore di un conflitto,  che dura da oltre 77 anni, ribadendo con forza che la lotta palestinese non è mai stata religiosa, ma una resistenza contro "l'ideologia sionista", definita un progetto colonialista, sostenuto dall'Occidente per i propri interessi strategici in Medio Oriente. Ha denunciato l'ipocrisia della comunità internazionale e delle reti televisive nazionali, che non danno spazio alla voce palestinese. Salman ha raccontato la determinazione del suo popolo, a non abbandonare la propria terra, concludendo con un parallelismo con la storia italiana: "Anche voi avete combattuto l'occupazione nazifascista, voi siete i nostri maestri.  E come voi, anche il popolo palestinese festeggerà il suo 25 aprile".

Le voci che avete ascoltato da Molfetta in provincia di Bari, sono un invito per ciascuno di noi. Un invito ad andare oltre la narrazione ufficiale, spesso sbilanciata, che dimentica decenni di storia e finisce per colpevolizzare chi subisce l'occupazione.

Informarsi è un atto di responsabilità. Significa cercare attivamente le testimonianze dirette, i report delle organizzazioni per i diritti umani e le analisi che il mainstream ignora. È il primo passo per rompere il muro dell'indifferenza, e comprendere una verità fondamentale: non ci potrà mai essere pace per nessuno, senza giustizia e dignità per il popolo palestinese.


Garda il nostro servizio su Youtube:
Qui ascolta la rubrica della nostra Mary Tuosto:

mercoledì 19 marzo 2025

90 Anni di Don Tonino Bello: Un Mandorleto per Ricordare il Suo Messaggio di Speranza


Il 18 marzo 2025, nel giorno del 90° anniversario della nascita di Don Tonino Bello, la comunità si è riunita presso la Comunità C.A.S.A. di Ruvo di Puglia per rendere omaggio a un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Diocesi e nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo.

Un gesto simbolico ma ricco di significato: la piantumazione di 90 mandorli, donati dall’Associazione "Con Don Tonino per la Solidarietà", un tributo al suo messaggio di speranza, cura e vicinanza agli ultimi.

Don Tonino e Radio Idea: una voce che continua a parlare

L’evento è stato anche l’occasione per riscoprire il forte legame tra Don Tonino e Radio Idea, emittente che nel 1985 lo ospitò in collegamento con la storica trasmissione "Chiamate Roma 3131" di Radio RAI.

Un momento che oggi rivive attraverso gli archivi della radio, permettendoci di riascoltare la sua voce, il suo pensiero e la sua straordinaria capacità di trasmettere speranza. Un dono prezioso per le nuove generazioni, che possono così conoscere e lasciarsi ispirare dal suo messaggio.

Una grande partecipazione per un’eredità che vive

A celebrare la Santa Messa è stato S.E. Mons. Domenico Cornacchia, accompagnato dai Sindaci delle città della DiocesiTommaso Minervini (Molfetta), Pasquale Chieco (Ruvo di Puglia), Michele Sollecito (Giovinazzo) e Michelangelo De Chirico (Terlizzi) – oltre a numerose autorità civili e militari.

Tra gli interventi più emozionanti, quello di Trifone Bello, fratello di Don Tonino, che ha raccontato alcuni episodi della sua vita, rivelando ancora una volta la sua grande umanità. Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione Don Tonino Bello, ha invece sottolineato il valore attuale del suo pensiero e della sua missione.

90 mandorli, un simbolo di speranza e rinascita

Il mandorlo è il primo albero a fiorire dopo l’inverno, segno di rinascita e di fiducia nel futuro. Piantarne 90 nella Comunità C.A.S.A. non è stato solo un omaggio, ma un impegno concreto per proseguire il cammino tracciato da Don Tonino: prendersi cura della terra, delle persone, della comunità.

La presidente della Cooperativa Sociale Oasi 2 San Francesco, che gestisce la struttura, ha spiegato il valore di questo progetto di agricoltura sociale, che offre una possibilità di riscatto e reinserimento a chi sta affrontando percorsi di difficoltà.

Un ricordo che diventa azione

Don Tonino Bello non è stato solo un pastore, ma un esempio vivente di impegno per la pace, la giustizia sociale e la fratellanza. Questo evento, più che un semplice anniversario, è stato un invito a portare avanti il suo insegnamento con gesti concreti.

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Per rivivere i momenti più toccanti della giornata e ascoltare le testimonianze raccolte, ti invitiamo a guardare il nostro speciale su YouTube.

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