mercoledì 13 agosto 2025

Auto elettriche 2025: incentivi “green” o regalo miliardario alle case auto? Chi incassa i profitti e chi resta con il conto in mano


Gli incentivi statali per l’acquisto di auto elettriche, come quelli previsti nel 2025 per le “zone urbane residenziali” (previsti dal Decreto Attuativo MIMIT in attuazione del PNRR e del DPCM n. 361/2024), sono presentati come una spinta verso la sostenibilità, ma i 597 milioni di euro del PNRR sono soldi pubblici: li paghiamo tutti. 
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Il contributo fino a 11.000 euro per privati e 20.000 euro per microimprese sembra generoso, ma alimenta un mercato ancora elitario: i prezzi restano alti e gli incentivi finiscono per gonfiare i listini. Chi possiede auto vecchie ma ancora funzionanti viene escluso per via della rottamazione obbligatoria fino a Euro 5.

I problemi non si fermano al portafoglio: l’autonomia reale spesso è inferiore a quella dichiarata, soprattutto in inverno o con aria condizionata, e la rete di ricarica è insufficiente, con colonnine lente, guaste o concentrate solo in alcune zone urbane.

Dal punto di vista ambientale, la produzione e lo smaltimento delle batterie comportano un impatto elevato: estrazione di litio e cobalto, consumo energetico e difficoltà di riciclo rendono il “zero emissioni” più uno slogan che una realtà. A ciò si aggiungono costi di manutenzione e assicurazione spesso superiori alle aspettative, che riducono i risparmi promessi.

Senza una filiera industriale nazionale e un piano di lungo periodo, l’Italia rischia di spendere miliardi per importare veicoli e componenti, sostenendo in realtà le economie straniere più che l’economia interna.

In sintesi: una misura che nasce con buone intenzioni ambientali ma si traduce in un costo collettivo, in un mercato distorto e in un beneficio reale limitato, più vicino a un sussidio alle aziende che a una vera politica di equità e sviluppo sostenibile.


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