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martedì 1 luglio 2025

Bollette, una stangata a due velocità: perché le piccole imprese pagano il doppio?


In Italia, il costo dell'energia non è uguale per tutti. Un'analisi dell'
Ufficio studi della CGIA mette in luce una disparità "spaventosa" che colpisce al cuore il tessuto produttivo del Paese: le piccole e micro imprese. Se per l'elettricità pagano il 55% in più rispetto alle grandi industrie, per il gas il divario raddoppia, con bollette che costano il doppio. Una penalizzazione che non solo frena la competitività, ma si intreccia con un'altra emergenza, quella sociale, della povertà energetica, che colpisce oltre 5 milioni di italiani e vede tra i più vulnerabili proprio i lavoratori autonomi.

Costo del gas in Italia

Confronto tra piccole imprese e grandi imprese

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Eurostat

Ascolta il nostro servizio in onda su Ideanews:

Analisi del divario: i numeri di una penalizzazione

Il rapporto della CGIA, basato su dati Eurostat, è impietoso. Nel 2024, una piccola impresa italiana ha pagato il gas mediamente 99,5 euro a Megawatt-ora (MWh), a fronte dei 47,9 euro/MWh sborsati da una grande impresa. Un differenziale del 108% che, sebbene i prezzi generali siano scesi rispetto ai picchi della crisi, si è allargato rispetto al passato.

La situazione non è migliore sul fronte dell'energia elettrica: l'anno scorso, le piccole aziende hanno affrontato un costo di 218,2 euro/MWh, contro i 140,4 euro/MWh delle realtà più grandi.

Come sottolinea la CGIA, questo divario esiste anche in altri Paesi europei, ma in Italia assume contorni drammatici. Le imprese con meno di 20 addetti costituiscono il 98% del totale e danno lavoro a circa il 60% degli occupati del settore privato. Penalizzare loro significa, di fatto, penalizzare l'intera spina dorsale dell'economia nazionale, rendendo la situazione italiana "la più insopportabile d'Europa".

Confronto costo gas tra piccole imprese e grandi imprese nei principali Paesi dell’Eurozona (valori in euro per MWh)

 

AREA EURO

Germania

Francia

Spagna

ITALIA

Piccole

94,8

95,0

103,9

48,5

99,5

Grandi

50,5

57,0

46,4

42,5

47,9

Diff. %
Piccole/Grandi

+88%

+67%

+124%

+14%

+108%

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Eurostat

Perché i piccoli pagano di più? Le cause della disparità

Il report individua una serie di ragioni, sia strutturali che di mercato, che spiegano perché artigiani, negozianti e piccoli imprenditori siano così svantaggiati:

  1. Peso delle componenti fisse: In Italia, oneri di sistema, costi di rete e tasse pesano per circa il 40% sulla bolletta di una piccola impresa, mentre per una grande azienda l'incidenza scende al 17%. Questo perché i costi fissi si "spalmano" su consumi molto più bassi.
  2. Potere contrattuale nullo: Le grandi industrie acquistano volumi enormi di energia, spesso tramite broker specializzati, ottenendo tariffe vantaggiose e contratti pluriennali stabili. Le PMI, al contrario, hanno un potere negoziale quasi inesistente e sono soggette alle fluttuazioni del mercato.
  3. Agevolazioni per i "grandi": Le aziende energivore beneficiano per legge di sconti su accise e oneri, agevolazioni a cui le piccole imprese raramente possono accedere.
  4. Costi di distribuzione: La capillare diffusione delle micro imprese sul territorio, anche in aree meno servite, può far lievitare i costi di distribuzione.

Le conseguenze: dai distretti produttivi alla povertà energetica

Questo "caro bollette selettivo" ha un impatto diretto e devastante. Da un lato, mette a rischio interi settori energivori (vetro, ceramica, metalli, plastica, alimentare) e distretti produttivi che sono il motore dell'export italiano, come il metalmeccanico di Lecco, le piastrelle di Sassuolo o il vetro di Murano.

Dall'altro, il problema si trasferisce dal piano aziendale a quello familiare, creando un circolo vizioso. Come evidenziato dalla CGIA sulla base dei dati dell'Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), sono quasi 2,4 milioni le famiglie in povertà energetica, per un totale di 5,3 milioni di persone. La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno (13,8% delle famiglie, con picchi in Calabria del 19,1%).

L'identikit del capofamiglia in difficoltà è emblematico: disoccupato, pensionato o, appunto, lavoratore autonomo. Moltissimi artigiani e commercianti si trovano a pagare due volte la crisi energetica: la prima in negozio, per tenere accese le luci e l'insegna; la seconda a casa, per riscaldare la propria abitazione.

Commento e consigli: cosa si può fare?

Il quadro dipinto dalla CGIA non è solo un'analisi economica, ma un allarme sociale. L'asimmetria dei costi energetici mina il principio di una concorrenza equa e indebolisce il modello di sviluppo italiano, fondato proprio sulla micro-imprenditorialità diffusa. È evidente che affidarsi unicamente alle dinamiche di un mercato che favorisce i grandi "player" non è una soluzione sostenibile.

Per invertire la rotta, sono necessari interventi strutturali. Ecco alcuni consigli e possibili direzioni:
  1. Promuovere i Gruppi d'Acquisto di Energia: Incentivare e facilitare la creazione di consorzi o gruppi d'acquisto tra PMI. Aggregando la domanda, anche le piccole imprese possono aumentare il loro potere contrattuale e accedere a tariffe migliori, simili a quelle industriali.
  2. Riformare gli Oneri di Sistema: È necessario rivedere la struttura della bolletta per le piccole utenze. Si potrebbe pensare a una rimodulazione degli oneri di sistema che ne riduca l'incidenza per le fasce di consumo più basse, spostando parte del peso su quelle più alte o trovando fonti di finanziamento alternative per le voci che oggi gravano sulla bolletta (come gli incentivi alle rinnovabili).
  3. Incentivi per l'Efficienza e l'Autoproduzione: La migliore energia è quella non consumata. È fondamentale potenziare gli incentivi (come crediti d'imposta o contributi a fondo perduto) per aiutare le PMI a investire in efficienza energetica (cappotto termico, infissi, illuminazione a LED) e in impianti di autoproduzione, come il fotovoltaico. Questo ridurrebbe la loro dipendenza dalla rete e la loro vulnerabilità ai prezzi.
  4. Potenziare il Bonus Sociale per le famiglie: Per contrastare la povertà energetica, è cruciale rendere il bonus sociale più efficace, automatico e accessibile, garantendo che raggiunga tutte le famiglie che ne hanno diritto, comprese quelle dei lavoratori autonomi in difficoltà.

Stima famiglie e individui in povertà energetica (anno 2023)

Rank per inc. %

Regioni e ripartizioni

N° famiglie in povertà energetica
(*)

N° persone

in povertà

energetica

Inc. %

delle famiglie in povertà energetica

1

Calabria

156.639

348.794

19,1

2

Basilicata

42.620

94.274

17,8

3

Molise

23.362

50.560

17,6

4

Puglia

289.533

672.401

17,4

5

Sicilia

297.503

676.622

14,2

6

Sardegna

93.620

194.980

12,5

7

Trentino Alto Adige

54.974

122.594

11,4

8

Campania

215.946

533.387

9,6

9

Abruzzo

47.617

105.923

8,4

10

Piemonte

155.909

325.205

7,7

11

Valle d’Aosta

4.690

9.398

7,7

12

Lombardia

329.925

715.998

7,2

13

Emilia Romagna

146.685

313.952

7,1

14

Liguria

53.698

104.926

7,0

15

Veneto

134.959

303.624

6,3

16

Toscana

104.311

225.420

6,2

17

Lazio

155.531

329.216

5,8

18

Friuli Venezia Giulia

31.940

66.447

5,6

19

Umbria

19.032

41.526

4,9

20

Marche

32.137

72.164

4,9

 

ITALIA

2.390.631

5.307.411

9,0

 

NORD OVEST

544.222

1.155.527

7,3


NORD EST

368.559

806.617

7,0


CENTRO

311.011

668.325

5,8

 

MEZZOGIORNO

1.166.839

2.676.942

13,8

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati OIPE e Istat

In conclusione, affrontare il caro-energia per le PMI non è solo una questione di giustizia economica, ma una mossa strategica per la sopravvivenza e la prosperità dell'intero sistema Italia.

Liberamente tratto dalla Analisi dell'Ufficio studi della CGIA su dati Eurostat e OIPE.

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