Il Garante approva la sperimentazione dell’IT-Wallet, ma i rischi di controllo totale e moneta digitale obbligatoria sono altissimi.
Premessa
Arriva il via libera alla sperimentazione dell’IT-Wallet, il portafoglio digitale italiano che promette di semplificare la vita dei cittadini. In realtà, dietro questa veste rassicurante si nasconde un progetto che rischia di trasformarsi in uno strumento di controllo senza precedenti, con conseguenze pesantissime sulla libertà personale, sanitaria ed economica. Non è fantascienza: in alcune città della Cina sistemi simili hanno già dimostrato come, con un clic, sia possibile bloccare gli spostamenti, impedire l’accesso a servizi essenziali o paralizzare attività economiche.
Il Sistema IT-Wallet intende semplificare l’accesso ai servizi pubblici e privati, consentendo una gestione più sicura dell’identità digitale e dei documenti personali e facilitando l’interazione tra cittadini, amministrazioni pubbliche e aziende. Proprio come un portafoglio fisico, l'IT-Wallet conterrà documenti in formato digitale da esibire all’occorrenza. In futuro, il Sistema sarà progressivamente aggiornato per garantire la compatibilità con le soluzioni europee di identità digitale (EUDI Wallet).
In questa fase di sperimentazione, per gli utenti che ne faranno richiesta, saranno disponibili le informazioni destinate ad attestare l’ISEE, il titolo di studio e accademico, i certificati di residenza, godimento dei diritti politici e iscrizione alle liste elettorali, la tessera sanitaria, la patente di guida e la carta europea della disabilità.
Le garanzie introdotte riguardano soprattutto l’individuazione dei ruoli dei soggetti coinvolti nei trattamenti e la definizione di misure volte ad evitare trattamenti ulteriori rispetto a quelli necessari per il funzionamento dell’IT-Wallet.
Il Garante, nel dare parere positivo, ricorda che sarà chiamato a esaminare le misure tecniche e organizzative adottate da un decreto del Dipartimento per la trasformazione digitale per assicurare il rispetto dei principi del GPDR e garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi, all’esito della valutazione d’impatto sulla protezione dei dati. L’Autorità dovrà anche essere consultata in merito al regolamento sulle procedure amministrative necessarie alla registrazione al Sistema e sul decreto relativo all’utilizzo dei cosiddetti Servizi Remunerativi, quelli forniti – a pagamento – dalle imprese.
Il Garante ha infine chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri una relazione al termine del periodo di sperimentazione, che segnali, in particolare, le eventuali criticità rilevate e le misure individuate per porvi rimedio.
Ecco perché il consiglio è chiaro: non aderire. È l’unico modo per impedire che un esperimento presentato come innocuo diventi domani una gabbia obbligatoria che rischia di soffocare libertà, autonomia e diritti fondamentali.