giovedì 19 giugno 2025

Syndimedia al Wondergate Festival come media partner ufficiale

Parte il final countdown per il Wondergate Festival che si svolgerà dal 16 Luglio al 24 Agosto, e Syndimedia sarà presente insieme a Radio Emotions, dove presenterà il suo portfolio di marchi. 


Wondergate festival 2025 è l'evento che per oltre un mese metterà Marina di Altidona (Fermo) al centro degli appuntamenti estivi, grazie a una manifestazione che porterà non solo grande musica, ma anche divertimento a 360 gradi, tra concerti, esperienze all'aria aperta, sport, attività per famiglie e una vibrante atmosfera internazionale.


Grazie allaccordo con lorganizzazione, il gruppo mediatico di Francesco Borbone trasmetterà in esclusiva due serate editate in lingua inglese dai migliori dj producer internazionali, per accompagnare gli italiani nei loro viaggi in auto. I contenuti saranno disponibili su House Club Set, Full Nation e in streaming su hearthis.at/houseclubset.  


Per la notte di Ferragosto, Syndimedia presenta un evento imperdibile: 


MFI - Music For Italy trasmetterà in reti unificate guest mix e radio show esclusivi di Timmy Trumpet, Steve Aoki, Dimitri Vegas e Afrojack, perfettamente in sintonia con le sonorità del festival.  

 

Francesco Borbone, editore di Syndimedia, dichiara: Dobbiamo rafforzare la nostra presenza sul territorio italiano. Ecco perché, durante la settimana di Ferragosto, saremo al Wondergate Festival in reti unificate con i nostri marchi come media partner ufficiale. Il nostro obiettivo è dimostrare che nel nostro Paese è ancora possibile lavorare in squadra. Crediamo nel progresso e siamo qui per rivoluzionare il sistema mediatico italiano, portandolo a una dimensione globale.


Con questa iniziativa, Syndimedia ribadisce il suo impegno nella collaborazione: per lazienda, ogni realtà mediatica italiana rappresenta un potenziale partner di valore, e non un competitor.  







venerdì 13 giugno 2025

Il pericolo del reddito universale nel dibattito sull’AI: se il lavoro perde centralità, si dissolve l’umanità


Il I° Simposio Pontificio sull’Intelligenza Artificiale, in programma il 24 giugno 2025 a Roma, rappresenta un evento di grande rilievo culturale e sociale. L’iniziativa, ospitata nello storico Palazzo Maffei Marescotti, si propone di affrontare con profondità e pluralismo tematiche cruciali per il nostro tempo: l’impatto dell’AI sull’economia, il lavoro, la governance e le implicazioni etiche. 

La presenza di relatori di alto profilo, tra accademici, economisti e rappresentanti della società civile, testimonia l’intento di avviare un confronto serio e costruttivo. Proprio questo spirito di apertura e riflessione ci ha spinto a partecipare fin dall’inizio con entusiasmo ai lavori del Salotto AI ENIA.

Tuttavia, nel merito di uno dei temi affrontati, tra i relatori spicca l’intervento del prof. Giovanni Barretta, economista legato al “Salotto AI ENIA”, il quale affronterà il tema: “Il rapporto tra lavoro, reddito e tecnologia – l’impatto dell’AI sull’occupazione e la prospettiva del reddito base universale”. Una frase del documento ufficiale chiarisce la direzione proposta: “Il reddito base universale potrebbe, quindi, costituire la risposta alla probabile riduzione dei posti di lavoro, determinata dall’avvento dell’AI”.Ma è davvero questa la direzione che vogliamo intraprendere? O stiamo forse sottovalutando le sue conseguenze più profonde?

Reddito universale: soluzione o trappola sociale?

Il reddito di base universale viene presentato come uno scudo sociale di fronte alla crescente automazione e alla perdita di posti di lavoro. Ma è davvero così? O nasconde un inganno ben più pericoloso: quello di svuotare di significato il lavoro umano, trasformando i cittadini in consumatori passivi, scollegati dal valore e dalla dignità del proprio operato?

Dom Louis-Marie, Abate dell’Abbazia Santa Maddalena di Le Barroux, ha messo a fuoco con parole limpide una verità scomoda: “Con il lavoro l’uomo sviluppa le virtù e rimane ancorato alla realtà. Il reddito universale di base va contro natura, gettando la società nell'individualismo egoista.” E come dargli torto?

Il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, è una dimensione esistenziale. È attraverso di esso che l’uomo partecipa alla creazione, sostiene la famiglia, serve il prossimo. Spezzare questa catena – anche con l’intenzione di proteggerla – significa, in realtà, recidere le radici della dignità umana.

Macron e il modello francese: una falsa promessa?

In Francia, Emmanuel Macron ha proposto nel 2020 il cosiddetto “reddito universale di attività”, fissandolo a 550 euro mensili. Una misura che, a ben vedere, non è né universale né risolutiva. Si tratta di un sussidio condizionato, non di una vera garanzia esistenziale. E soprattutto, non risponde alla domanda di fondo: dove andrà a finire la vocazione dell’uomo al lavoro, al merito, alla responsabilità?

L’AI deve essere al servizio del lavoro, non lo strumento della sua estinzione.

Il Simposio Pontificio ha scelto come tema centrale un “nuovo umanesimo” tecnologico. Ma l’umanesimo, per definizione, mette l’Uomo al centro. Se accettiamo, come dato inevitabile, che l’intelligenza artificiale distruggerà l’occupazione e che l’unica risposta sia “pagare tutti per non lavorare”, non stiamo forse accettando una resa morale prima ancora che politica?

L’AI dovrebbe potenziare il lavoro, renderlo più umano, non eliminarlo. E qui si apre il vero punto critico del Salotto AI ENIA: l’approccio adottato sembra rovesciare la logica naturale. Non si parte dal principio che il reddito è un diritto umano universale (come qualcuno vorrebbe), ma si giustifica il reddito solo in quanto sostitutivo del lavoro. Un ragionamento capovolto, che rivela l’anima tecnocratica e post-umanista di certi modelli ideologici.

Verso una nuova ghettizzazione?

La prospettiva che si profila, se portata alle estreme conseguenze, non è solo distopica: è pericolosamente classista. Una società divisa tra chi produce valore (le élite tecnocratiche e le macchine) e chi riceve un obolo per restare buono e zitto. “L'inclusione sociale” promessa dal reddito universale rischia di trasformarsi in un nuovo apartheid economico, in cui l’essere umano diventa irrilevante sul piano produttivo, e quindi anche su quello sociale e politico.

Conclusione: apriamo il confronto, ma senza ambiguità

Abbiamo accolto con entusiasmo la nascita del Salotto dell’Intelligenza Artificiale, partecipando attivamente ai confronti, specialmente sui temi delicatissimi della proprietà intellettuale e del copyright nell’era digitale. 

Ci auguriamo vivamente che il cammino del Salotto non prenda la direzione della promozione di modelli economici distopici come il reddito universale. Speriamo piuttosto che, proprio da questo tema, possa svilupparsi un confronto aperto e costruttivo, come sottolineato anche dal presidente del Salotto dell’AI, Fabrizio Abbate, da noi interpellato per chiarire e rasserenare le nostre legittime preoccupazioni. 

Una simile impostazione, se diventasse prevalente, sarebbe difficilmente conciliabile con i valori che ispirano da sempre il lavoro delle nostre testate – Radio Idea, IdeaNews e il Circuito Airplay – orientate alla valorizzazione del lavoro, della responsabilità e della dignità personale.

Siamo consapevoli che il tema è aperto e che all’interno dello stesso Salotto esistono sensibilità differenti, come emerso da recenti confronti diretti con alcuni dei relatori. Ci auguriamo che questo confronto rimanga vivo, plurale e soprattutto fedele all’idea di un’intelligenza artificiale realmente al servizio dell’uomo e del suo lavoro. Il nostro contributo critico vuole inserirsi proprio in questo spirito: non per interrompere il dialogo, ma per renderlo più consapevole, onesto e costruttivo.


mercoledì 11 giugno 2025

Denuncia ai vertici UE, EMA e Big Pharma: Antonio Porto racconta i retroscena a IdeaNews


Un’intervista esclusiva ad Antonio Porto, Segretario Generale di OSA Polizia, sul ricorso presentato contro Commissione UE, EMA, Pfizer e BioNTech.

Un ricorso che punta dritto ai vertici delle istituzioni europee, un’azione legale destinata a lasciare il segno e, al centro, un sindacalista in divisa: Antonio Porto, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato e Segretario Generale Nazionale del sindacato OSA Polizia.

Già noto ai nostri microfoni per le sue prese di posizione contro gli obblighi vaccinali nel comparto sicurezza, Porto è tornato su IdeaNews per illustrare in anteprima i contenuti di una denuncia clamorosa, formalmente depositata da OSA APS, OSA Polizia e SFD – Sindacato della Guardia di Finanza.

I destinatari della denuncia

Nell’atto, firmato dagli avvocati Angelo Di Lorenzo, Antonietta Veneziano e Roberto Martina dell’associazione Avvocati Liberi, con il supporto tecnico del chimico Gabriele Segalla e dell’ingegnere Giovanni Trambusti, vengono denunciati:

  • Ursula von der Leyen (Presidente della Commissione Europea)
  • Stella Kyriakides (Commissaria alla Salute)
  • Margaritis Schinas (Vicepresidente UE)
  • Emer Cooke (Direttrice EMA)
  • Albert Bourla (CEO Pfizer)
  • Ugur Sahin (CEO BioNTech)

Le accuse spaziano dalla corruzione alla frode nelle pubbliche forniture, dal falso ideologico fino a reati gravissimi come lesioni, omicidio e somministrazione pericolosa di medicinali, riferiti al vaccino Comirnaty (Tozinameran/BNT162b2) di Pfizer-BioNTech, autorizzato in Europa con procedura condizionata nel dicembre 2020.

Le prove: Pfizer Papers e non solo

Come spiegato da Porto nel corso dell’intervista, la denuncia si fonda su quattro pilastri documentali:

  • 450.000 pagine di documenti interni Pfizer, desecretati negli USA su ordine di un giudice nel 2022.
  • Gli studi scientifici pubblicati da Gabriele Segalla su International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research.
  • I documenti EMA relativi all’autorizzazione e valutazione del Comirnaty.
  • L’interrogatorio dell’ex Ministro Roberto Speranza, attualmente parte di un altro procedimento penale in Italia.

Crimini contro l’umanità?

“La denuncia qualifica i reati come crimini a carattere universale,” ha sottolineato Porto. “Parliamo di azioni che hanno prodotto discriminazione, perdita del lavoro, effetti avversi anche letali, e che hanno avuto conseguenze dirette sulla popolazione italiana.” Il documento parla esplicitamente di “crimini contro l’umanità”, richiamando la giurisdizione internazionale e quella nazionale.

Silenzi e ostacoli

A precisa domanda, Porto ha confermato che finora le istituzioni hanno reagito con “un silenzio strategico”, mentre alcuni media “tentano di minimizzare o etichettare come complottismo una denuncia fondata su dati e firme legali”. Nessuna risposta ufficiale è ancora pervenuta dalla Commissione Europea né dall’EMA.

CONCLUSIONI
Porto è chiaro nelle sue parole:
“Non ci fermiamo qui. A breve renderemo pubblici tutti i materiali — denuncia, allegati, fonti — affinché ogni cittadino possa valutare da sé. Non chiediamo credulità, ma trasparenza. E verità.”
IdeaNews continuerà a seguire da vicino gli sviluppi di questa vicenda. Vi terremo informati sui prossimi passi legali, politici e mediatici legati al ricorso.
Ringraziamo l’Assistente Capo Coordinatore Antonio Porto per aver illustrato con chiarezza e determinazione una vicenda che tocca diritti fondamentali e fiducia pubblica.
L’intervista è a cura dell’Ing. Mario Di Gregorio per IdeaNews e va in onda su Radio Idea e sul circuito Airplay, nei notiziari informativi.
È disponibile anche online: potete ascoltarla integralmente sulla nostra pagina Facebook ufficiale.

Per continuare a seguire gli sviluppi, restate aggiornati su ideanews.org, l’informazione che non si allinea.

È disponibile anche online: qui di seguito potete ascoltarla, perché l’abbiamo pubblicata integralmente sulla nostra pagina Facebook ufficiale.

domenica 1 giugno 2025

RIPRENDIAMOCI LA SOVRANITÀ: PERCHÉ L'ITALIA DOVREBBE RICONSIDERARE LE SUE APPARTENENZE

Le istituzioni sovranazionali che oggi controllano gran parte delle decisioni dei paesi membri erano nate con nobili intenti, ma nel tempo si sono trasformate in strutture di potere che limitano la sovranità nazionale e spesso agiscono contro gli interessi dei cittadini. In questo articolo analizziamo perché l'Italia dovrebbe riconsiderare seriamente la sua appartenenza all'Unione Europea, alla NATO e all'OMS.

UNIONE EUROPEA: LA GABBIA DELL'EURO

L'introduzione dell'euro ha rappresentato per l'Italia l'inizio di un declino economico senza precedenti. Dal 2002 ad oggi:

  • Il potere d'acquisto delle famiglie italiane è diminuito del 30%
  • Il PIL italiano è cresciuto solo del 4% in 20 anni, contro il 30% della Germania
  • Il debito pubblico è esploso nonostante anni di "austerità"

    Come riportato dall'economista Alberto Bagnai, l'Italia ha perso oltre 30 punti di competitività rispetto alla Germania a causa dell'impossibilità di utilizzare la leva monetaria. Il caso della Grecia del 2015 ha dimostrato che la sovranità economica è stata di fatto trasferita a Bruxelles e Francoforte.

    La recente opposizione della Bulgaria all'adozione dell'euro mostra come anche altri paesi stiano iniziando a comprendere i rischi. Secondo l'economista bulgaro Stoyan Panchev: "L'adozione dell'euro limiterebbe la nostra flessibilità economica e ci esporrebbe a rischi sistemici".

OMS: DA ISTITUZIONE SANITARIA A CENTRO DI POTERE

Durante la pandemia, l'OMS ha dimostrato di agire più come un'entità politica che come un'organizzazione sanitaria imparziale:

  • Ritardi nell'allerta globale e informazioni contraddittorie
  • Protocolli sanitari imposti senza considerare le specificità dei singoli paesi
  • Legami economici con grandi aziende farmaceutiche che hanno creato conflitti d'interesse

    Non è un caso che l'amministrazione Trump avesse avviato la procedura di uscita dall'OMS nel 2020, accusando l'organizzazione di essere "troppo influenzata dalla Cina" e di aver gestito male la pandemia. Sebbene Biden abbia poi annullato questa decisione, le critiche all'operato dell'OMS restano valide e gli Stati Uniti usciranno ufficialmente il 22 gennaio 2026

    Il recente Trattato Pandemico e le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale rappresentano un ulteriore passo verso la cessione di sovranità in materia sanitaria, limitando la capacità dei singoli Stati di decidere autonomamente su questioni che riguardano la salute pubblica.

NATO: DA ALLEANZA DIFENSIVA A RISCHIO PER LA SICUREZZA NAZIONALE

La NATO, nata come alleanza difensiva durante la Guerra Fredda, si è trasformata in una struttura che risponde principalmente agli interessi geopolitici americani:

  • L'espansione a Est ha creato tensioni con la Russia che minacciano la sicurezza europea
  • Le basi militari NATO sul territorio italiano rappresentano potenziali obiettivi in caso di conflitto
  • L'Italia è obbligata a partecipare a missioni militari non sempre allineate con i propri interessi nazionali
Come affermava il giornalista e analista geopolitico Giulietto Chiesa: "L'Italia, con le sue basi NATO, in caso di conflitto con la Russia sarebbe la prima nazione ad essere colpita, una vera polveriera pronta ad esplodere". Nel suo ultimo libro prima della scomparsa, Chiesa avvertiva che "l'Italia ha perso completamente la sua sovranità in campo militare e di politica estera".

La spesa militare imposta dalla NATO (2% del PIL) rappresenta un ulteriore salasso per le casse dello Stato italiano, già provate da anni di crisi economica.

OLTRE IL CATASTROFISMO: UNA VISIONE CONCRETA

Uscire da queste istituzioni non significa isolazionismo, ma recupero della sovranità decisionale. Ecco cosa comporterebbe concretamente:

  1. Sovranità monetaria: Ripristino di una moneta nazionale gestita secondo le esigenze dell'economia italiana, mantenendo accordi commerciali con l'UE
  2. Autonomia sanitaria: Gestione delle emergenze sanitarie basata sulle specificità nazionali, investimenti nella sanità pubblica senza vincoli esterni
  3. Neutralità militare: Politica estera autonoma basata sulla cooperazione e non sull'allineamento automatico, come già fanno con successo paesi europei neutrali

CONCLUSIONE

L'Italia è una grande nazione con risorse, competenze e capacità per gestire autonomamente il proprio destino. Continuare a delegare decisioni cruciali a istituzioni sovranazionali che spesso non rappresentano gli interessi dei cittadini italiani significa rinunciare al futuro delle prossime generazioni.

Come ci ricorda la storia, nessuna grande nazione ha costruito prosperità e benessere cedendo la propria sovranità. È tempo di riflettere seriamente sulle appartenenze internazionali dell'Italia e sulle loro conseguenze concrete sulla vita di tutti noi.

Pensiamo al futuro dei nostri figli: facciamolo ora o mai più!

Nota: Questo articolo rappresenta un'analisi critica delle istituzioni sovranazionali e propone una riflessione sulle alternative possibili. Le opinioni espresse riflettono il punto di vista di diversi analisti ed economisti critici verso l'attuale sistema di governance globale.


SONDAGGIO: SOVRANITÀ NAZIONALE

Ritenete che l'Italia dovrebbe riconsiderare la sua appartenenza alle istituzioni sovranazionali come UE, NATO e OMS per recuperare la propria sovranità?
Partecipate al nostro sondaggio direttamente sulla nostra pagina Facebook.
Le vostre opinioni contribuiranno a un importante dibattito sul futuro dell'Italia. I risultati saranno riportati qui.
Questo sondaggio è promosso da Idea News e diffuso attraverso il Circuito Airplay. 
Per approfondire, ascolta il servizio speciale in onda questa settimana.


Uno degli ultimi interventi di Giulietto Chiesa


Dubai All'Avanguardia nell'IA: Alexia Fast Svela Strategie e la Sfida della Formazione (Anche per l'Italia)

Nella nostra rubrica sull'Intelligenza Artificiale, in onda sulle radio del circuito Airplay e quelle della REA (Radio Televisioni Europee Associate), abbiamo avuto l'onore di ospitare Alexia Fast, grande esperta di imprese e IA con una profonda conoscenza degli Emirati Arabi Uniti. Fabrizio Abate, responsabile rapporti istituzionali REA, ha introdotto l'ospite, sottolineando l'importanza cruciale della formazione per governare la rivoluzione dell'IA, un tema su cui la rubrica insiste da tempo.

Alexia Fast ha condiviso la sua esperienza diretta da Dubai, descrivendo un ecosistema vibrante e proiettato al futuro. Ha illustrato come gli Emirati stiano impostando la preparazione e la formazione per entrare nel mondo dell'IA, con un focus sulla National AI Strategy UAE del 2031. L'obiettivo è ambizioso: formare 10.000 persone entro fine anno attraverso iniziative mirate che coinvolgono programmatori, educatori e il settore governativo. Vengono creati gruppi specifici, inclusi quelli dedicati all'upskilling nel lavoro e al coinvolgimento delle donne, per stimolare l'utilizzo e la programmazione dell'IA. Sono stati stretti accordi con colossi come Microsoft e Google per organizzare corsi di formazione, istruendo le persone in base al loro livello e al settore di competenza, affinché possano poi divulgare queste conoscenze nei rispettivi ambiti. Un esempio è il convention "AI for Everything", che esplora come l'IA sarà onnipresente, evolvendo dall'Internet of Everything a un'intelligenza autonoma per ogni nodo della rete. 

L'ultima parte dell'intervento di Alexia Fast ha chiarito come le aziende a Dubai stiano concretamente implementando l'IA, specialmente attraverso il "Business Process Reengineering" (Riprogettazione dei Processi Aziendali) potenziato dall'IA.

Si tratta di analizzare i processi esistenti per individuare dove l'essere umano può essere potenziato dall'intelligenza artificiale, creando agenti specializzati interni. Questo avviene, ad esempio, con la creazione di RAG (Retrieval-Augmented Generation), ovvero database informativi aziendali (knowledge base strutturate e non, che includono testi, video, audio, immagini) da cui l'IA attinge per fornire informazioni garantite e gestite. Su questa base si sviluppano chatbot e agenti IA intelligenti, o flussi di lavoro complessi dove l'IA interviene in vari passaggi: dall'estrazione di informazioni da documenti cartacei, all'elaborazione, alla verifica umana, fino all'azione e allo smistamento. L'obiettivo è analizzare i singoli processi e sviluppare soluzioni IA su misura. Questa evoluzione richiede risorse capaci di analizzare i processi e aiutare le aziende nella trasformazione digitale, un approccio che stanno utilizzando sia internamente per ottimizzare i processi (AI-driven Business Process Reengineering) sia esternamente, ad esempio nel marketing, per potenziare la comunicazione.

Fabrizio Abate ha concluso sottolineando come l'approccio serio e avanzato di Dubai sia stimolante ma anche preoccupante se confrontato con un certo dilettantismo italiano. Ha ribadito la necessità di un forte programma di formazione in Italia che coinvolga giovani, esperti e il grande pubblico, per difendersi dai rischi e approfittare delle opportunità dell'IA, evitando di "mandare la gente allo sbaraglio".

L'intervento di Alexia Fast ci offre spunti preziosi e un metro di paragone importante. Cosa ne pensate dell'approccio di Dubai? Credete che l'Italia possa e debba imparare da queste strategie per non restare indietro nella rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale? Condividete le vostre riflessioni nei commenti!

Ascolta qui la rubrica di Fabrizio Abbate con l'intervista ad Alexia Fast:

sabato 31 maggio 2025

Michele Emiliano rompe il silenzio sul conflitto israelo-palestinese: un appello alla responsabilità


In un contesto internazionale segnato da 18 mesi di sanguinoso conflitto tra Israele e Palestina, la presa di posizione del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha suscitato attenzione e dibattito. In un panorama politico italiano spesso silente o diviso su questa vicenda, le sue parole si sono distinte per coraggio e chiarezza.

Per approfondire il senso, la portata e le possibili conseguenze di questo intervento, il nostro corrispondente ha raggiunto telefonicamente il Presidente Emiliano per un’intervista esclusiva.

L'intervista

Durante la conversazione, Emiliano ha condiviso le motivazioni che lo hanno spinto a intervenire pubblicamente su un tema così delicato e spesso evitato dal dibattito istituzionale. Ha sottolineato l'importanza del ruolo delle Regioni e degli enti locali nel promuovere pace e giustizia su scala globale, evidenziando i passi concreti che il governo italiano dovrebbe intraprendere oggi.

Ha inoltre espresso la speranza che il suo intervento possa aprire una breccia nel muro di silenzio istituzionale, stimolando altre voci a esporsi, piuttosto che restare un gesto isolato in un contesto ancora troppo timido e attendista.

Azioni concrete per la pace

Oltre alle dichiarazioni, il Presidente Emiliano ha intrapreso azioni simboliche e concrete per promuovere la pace. Ha inaugurato a Massafra un murale intitolato "Un abbraccio per la pace", raffigurante un bambino palestinese e uno israeliano che si abbracciano, ispirato a una celebre fotografia di Ricki Rosen. L'opera, realizzata con migliaia di tessere digitali, è in grado di fornire gratuitamente internet e contenuti multimediali a chi la inquadra con lo smartphone [1] .

Inoltre, Emiliano ha ricevuto l'ambasciatrice dello Stato di Palestina in Italia, Abeer Odeh, esprimendo un sentimento di dolore e amicizia verso il popolo palestinese e sottolineando l'importanza di tali incontri anche a livello personale [2] .

Conclusione

Ringraziamo il Presidente Michele Emiliano per la disponibilità e il coraggio dimostrato. Ci auguriamo che il suo gesto possa stimolare nuove prese di posizione e rafforzare un dibattito necessario. In tempi complessi come questi, la parola è un primo atto di responsabilità. Invitiamo cittadini, amministratori e rappresentanti politici a non restare in silenzio e a farsi promotori attivi di un dialogo fondato su diritti umani, giustizia e pace.





Citazioni:

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@michele_emiliano

Il presidente della Regione Puglia ha emanato la seguente disposizione. “A tutti i dirigenti e dipendenti della Regione Puglia, delle sue Agenzie e delle società partecipate. A causa del genocidio di inermi palestinesi in atto da parte del Governo Netanyahu, da oggi vi invito ad interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del suddetto Governo e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella striscia di Gaza. Questa è una posizione che viene assunta nei confronti del governo Netanyahu, non del popolo israeliano. Sono infatti tantissimi israeliani ed ebrei di tutto il mondo che stanno condannando il Governo Netanyahu”.


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