Un’atmosfera sospesa, quasi magica, ha avvolto il Castello Angioino di Mola di Bari nella serata di domenica 13 luglio, dove Serena Brancale ha portato in scena una delle tappe più suggestive del suo Anema e Core Tour. Un concerto che ha unito eleganza e potenza, tradizione e innovazione, ritmo ed emozione, lasciando il pubblico rapito dalla forza magnetica di un’artista che sa fondere la musica in tutte le sue sfumature.
Accompagnata da una band di straordinario livello, Brancale ha dato vita a un viaggio sonoro senza confini, alternando brani ormai cult come “Anema e Core” – recentemente certificato oro – alle novità più attese, tra cui l’energica Serenata, il singolo nato dalla sorprendente collaborazione con Alessandra Amoroso. Proprio questo brano, con il suo sapore popolare e l’anima sofisticata, è stato accolto da una vera e propria ovazione collettiva. Le sonorità mediterranee, il groove pulsante e le contaminazioni jazz e soul hanno trasformato il cortile del castello in una festa condivisa e partecipata, in perfetto stile Brancale.
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Ma Serena non si limita a cantare. Sul palco domina, coinvolge, improvvisa, alternando voce, beatbox, percussioni e tastiere con disinvoltura e carisma. Un talento poliedrico, coltivato in anni di studio e sperimentazione, che l’ha portata da Sanremo ai club internazionali più esclusivi, come i Blue Note di Tokyo, Shanghai, Seul e, il 7 luglio 2025 a New York. Un percorso inarrestabile, che ha reso l’artista barese una delle voci italiane più apprezzate a livello globale.
A Mola di Bari, ogni brano è stato un piccolo spettacolo a sé: da Baccalà a La Zia, passando per Stu Cafè, Serena ha mescolato suoni e parole con la maestria di chi non ha paura di osare. Il pubblico, variegato e partecipe, ha risposto con entusiasmo crescente, lasciandosi trascinare da quell’energia autentica che è ormai il suo marchio di fabbrica.
Il tour, prodotto da Vivo Concerti e Isola degli Artisti in collaborazione con Color Sound, proseguirà per tutta l’estate toccando alcune delle location più affascinanti della penisola: da Capri a Lecce, da Palermo ad Ancona, per culminare in un finale memorabile il 25 ottobre sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano. Un traguardo simbolico, che conferma Serena Brancale come una delle artiste più complete, trasversali e internazionali del panorama musicale italiano.
Nel frattempo, continua anche il successo del talent show Like a Star, dove Serena siede tra i giudici accanto a Elio e Rosa Chemical, guidata da Amadeus in prima serata su NOVE. Una nuova sfida, che la vede protagonista in un ruolo inedito ma perfettamente coerente con il suo percorso: quello di guida e ispirazione per i talenti emergenti.
Chi ha avuto la fortuna di assistere alla tappa di Mola di Bari sa bene che non si è trattato solo di un concerto, ma di un’esperienza totale, un atto d’amore per la musica e le sue infinite possibilità. Un momento che resterà nella memoria del pubblico come una delle più belle pagine musicali di quest’estate.
Serena Brancale - "Anema e Core Tour" - Date Confermate
LUGLIO 2025
Venerdì 18 luglio | Capri (NA) @ La Certosa (NUOVA DATA)
Domenica 20 luglio | Montenero di Bisaccia (CB) @ Piazza della Libertà
Venerdì 25 luglio | Lecce (LE) @ Palalive
Sabato 26 luglio | Ascea (SA) @ Parco Archeologico di Velia
Domenica 27 luglio | Torrenova (ME) @ Lungomare (Ingresso gratuito - NUOVA DATA)
Giovedì 31 luglio | Ancona (AN) @ Arena sul Mare - Porto Antico
AGOSTO 2025
Sabato 2 agosto | San Giorgio Ionico (TA) @ Fiorino Future Festival
Domenica 3 agosto | Palermo (PA) @ Teatro di Verdura
Lunedì 4 agosto | Tindari (ME) @ Teatro Greco
Mercoledì 6 agosto | Catanzaro Lido (CZ) @ Area Porto (Ingresso gratuito - NUOVA DATA)
Venerdì 8 agosto | Augusta (SR) @ Piazza Castello (Ingresso gratuito - NUOVA DATA)
Martedì 12 agosto | Ischia (NA) @ Negombo Festival (NUOVA DATA)
Martedì 19 agosto | Maiori (SA) @ Anfiteatro Porto Turistico
Mercoledì 20 agosto | Ariano Irpino (AV) @ Piazza Plebiscito
Domenica 24 agosto | Castiglione del Lago (PG) @ Rocca del Leone (Moon in June)
Martedì 26 agosto | Montesilvano (PE) @ Arena dei Fiori
SETTEMBRE 2025
Domenica 7 settembre | Azzano Decimo (PN) @ Fiera della Musica (DATA RIPROGRAMMATA)
Martedì 16 settembre | Reggio Calabria (RC) @ Reggio Live Fest
Mercoledì 24 settembre | San Vito Lo Capo (TP) @ Cous Cous Fest (Ingresso gratuito - NUOVA DATA)
OTTOBRE 2025
Sabato 25 ottobre | Milano (MI) @ Teatro degli Arcimboldi
Dopo aver conquistato il pubblico il 27 giugno al MolFest con “Dream Live Show – La Libertà di Sognare”, spettacolo firmato Radio Idea che ha trasformato la Banchina San Domenico in un palcoscenico di musica, danza e immaginazione, il successo di entusiasmo e partecipazione passa idealmente il testimone al 17 luglio, con un nuovo evento pronto a rinnovare quell’atmosfera fatta di emozione, creatività e condivisione.
Giovedì 17 luglio 2025, alle ore 20:00, torna l’attesissimo Gala Disconovità, giunto alla sua 24ª edizione. L’evento, a ingresso libero, si svolgerà come da tradizione presso l’Anfiteatro di Ponente, che si trasformerà ancora una volta in un palcoscenico vibrante di passione.
Il cast – salvo variazioni dell’ultima ora – è già definito e si preannuncia ricco e variegato: performance delle scuole di danza del territorio, artisti emergenti, esibizioni esclusive e ospiti selezionati anche da circuiti e festival come il Sasinae Festival International di Porto Cesareo.
Ideato e promosso da Radio Idea, il Galà Disconovità rappresenta da sempre un laboratorio permanente di voci, storie e giovani promesse. Da oltre quarant’anni l’emittente sostiene la musica emergente, e da ventiquattro lo fa anche con questo evento, offrendo a tanti artisti una delle prime, vere occasioni di crescita su un palco prestigioso e amato dal pubblico. Sosteniamo, incoraggiamo e promuoviamo artisti, li accompagniamo nella crescita professionale e ne applaudiamo i successi: un percorso che richiede sì passione, ma anche coerenza e responsabilità. Il palco è un onore, non un diritto. E per noi è motivo di orgoglio poterlo condividere con chi, con entusiasmo e fiducia, ci segue da anni.
A condurre la serata sarà, come da tradizione, Lucia Catacchio, direttrice artistica e anima storica della manifestazione.
Ma quest’anno il Galà offrirà anche un momento particolarmente significativo: si celebrano infatti i 35 anni del Centro Moda Mastropierro, eccellenza imprenditoriale del territorio, che riceverà a breve il Premio Fedeltà al Lavoro e al Progresso Economico da parte della Camera di Commercio di Bari.
Per l’occasione, Teodora Mastropierro curerà una raffinata sfilata di alta moda, e anticipazioni esclusive delle collezioni 2026, tra eleganza, stile e creatività.
La chiusura sarà affidata a DJ Mizio, con una selezione dance esplosiva che spazierà dai successi più attuali alle hit che hanno fatto la storia: “non solo incise su disco, ma impresse nella nostra memoria collettiva”.
E non finisce qui. Sabato 31 agosto, appuntamento con un nuovo evento speciale per celebrare i 20 anni della associazione Radio Idea.
Una grande festa aperta a tutta la cittadinanza, con la partecipazione del cast del Disconovità, per condividere insieme due decenni di musica, passione e impegno.
RIEPILOGO EVENTI ANFITEATRO DI PONENTE, MOLFETTA
Giovedì 17 luglio – 24° Galà Disconovità
Sabato 31 agosto – Festa dei 20 anni dell’Associazione Radio Idea
Ingresso libero alle ore 20:00 - Un’occasione da vivere, insieme!
Qui lo spot su YouTube in onda su Radio Idea e circuito Airplay:
Un motopeschereccio affondato all’ingresso del porto di Molfetta. Quattro uomini salvi per miracolo. Il pescato, perso. Il lavoro, scomparso. La barca era tutto per loro: strumento di sostentamento, tradizione familiare, identità. Ora rimane solo il mare, che da alleato è diventato ostile.
L’incidente è avvenuto attorno alle 2 di notte del 9 luglio, quando il motopeschereccio molfettese Morfeo, in rientro da una battuta di pesca, ha impattato contro gli scogli della diga "Salvucci", proprio all’ingresso del porto. Le onde, agitate dal vento delle ultime ore, hanno aggravato la situazione. I quattro membri dell’equipaggio, aggrappati agli scogli, sono stati soccorsi dalla Capitaneria di Porto e presi in carico dal 118. Nessuna ferita grave, ma un forte stato di shock. La causa dell’affondamento è ancora sotto indagine da parte dell’Autorità Marittima, che sta analizzando le tracce radar e raccogliendo testimonianze.
Ma dietro questo episodio non c’è solo la malasorte o una valutazione errata della rotta. C’è un sistema che sta affondando lentamente, sotto gli occhi di tutti.
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Il lavoro della pesca è in crisi profonda. I costi per tenere in mare un peschereccio sono ormai proibitivi: il carburante, da solo, brucia i guadagni. E il pescato, quel poco che resta, è sempre meno. In parte per l’inquinamento, in parte per lo stravolgimento dell’ecosistema marino: uno dei principali problemi segnalati dagli operatori è l’invasione del granchio blu, una specie aliena che distrugge i fondali e le reti.
A peggiorare la situazione, ci sono le zone interdette alla pesca, che aumenteranno con l’annunciata realizzazione del più grande parco eolico offshore d’Italia proprio nel tratto di mare pugliese. Un altro segnale che il mare non è più solo dei pescatori.
Nel frattempo avanzano gli allevamenti ittici, con costi più bassi e prodotti a prezzi più accessibili per il consumatore medio. Una concorrenza spietata che erode quel poco mercato rimasto alla pesca tradizionale.
I consumatori, nel frattempo, si trovano di fronte a un paradosso: i prezzi al dettaglio continuano a salire, mentre chi lavora in mare non riesce più a portare a casa il necessario nemmeno per mantenere la barca.
L’affondamento di una barca può sembrare solo un fatto di cronaca. Ma in realtà è il simbolo di un settore che sta scomparendo in silenzio. I quattro pescatori di Molfetta dovranno reinventarsi un lavoro, ma a ben vedere, è l’intero comparto a dover ripensare se stesso — o sarà il mare, un tempo risorsa, a diventare solo un ricordo.
Un esordio sorprendente che fonde ritmo cinematografico e introspezione esistenziale. A soli quindici anni, Francesco Caliandro dà vita a un racconto di criminalità italo-americana ricco di colpi di scena, con un protagonista tormentato e deciso a riscattarsi.
L’associazione culturale “Lo specchio dell’Arte”, diretta da Manuela Montemezzani, è lieta di promuovere “Thell Jack”, il romanzo d’esordio di Francesco Caliandro, giovane autore pugliese nato nel 2009, che con la sua prima opera edita da Youcanprint dimostra una sorprendente maturità narrativa. Un’opera dura e visionaria che affonda nella mitologia della mafia americana per restituirne il lato più umano, fragile e disperato.
Thell Jack è un noir denso, incalzante, punteggiato da dialoghi taglienti, sparatorie improvvise e verità nascoste. Ma è anche un romanzo sull’identità, sul tradimento e sulla possibilità di scegliere il proprio destino. Un libro in cui la malavita diventa metafora della solitudine e del bisogno di essere visti e amati.
IL LIBRO
Thell Jack racconta la parabola di un mafioso italo-americano, nato e cresciuto nel degrado di un quartiere dimenticato, ignorato da tutti, persino da un padre alcolizzato. L’unico modo per farsi notare è entrare nella criminalità. Quando il suo migliore amico Jimmy scompare misteriosamente dopo una notte di sangue, Thell si ritrova coinvolto in un intrigo sempre più pericoloso. L’incontro con Sarah, affascinante e ambigua boss della mafia internazionale, sembra offrirgli un’alleata, ma nulla è come appare.
Nel corso della sua ricerca, Thell scoprirà che Jimmy non si chiama davvero Jimmy, ma Tracuvick, e che dietro ogni relazione si nasconde un doppio gioco. Tradito da tutti, compresa Sarah, Thell cade, letteralmente e metaforicamente. Sopravvive a un attentato, si risveglia in ospedale, e lì ha una visione: è ancora in tempo per cambiare strada. Decide così di abbandonare la criminalità e di ricominciare, lasciandosi alle spalle un mondo che lo ha solo usato.
Con uno stile teso, diretto e sorprendentemente maturo, Francesco Caliandro mette in scena una storia di vendetta, inganno e redenzione, con un protagonista memorabile. Il romanzo unisce l’azione serrata del miglior cinema mafioso americano a riflessioni profonde sul senso della vita, della colpa e della libertà.
«Ognuno di noi arriverà alla fine, ma siamo noi a scegliere quale sarà» — Thell Jack
L’AUTORE
Francesco Caliandro nasce a Castellaneta nel 2009 e vive a Palagiano con i nonni materni, Concetta e Silvio, a cui deve l’amore per la lettura e la scrittura. È proprio la nonna a trasmettergli fin da piccolo la passione per le storie, stimolandolo a riempire quaderni con racconti originali come Il taxi fantasma. La sua infanzia, segnata da una vicenda familiare difficile — la madre l’ha voluto con forza, nonostante l’opposizione dei parenti paterni — ha alimentato una ricca immaginazione e un profondo desiderio di espressione.
Appassionato di film di mafia e lettore assiduo di Stephen King, Caliandro esordisce giovanissimo con Thell Jack, un romanzo che unisce l’epica criminale americana a una sensibilità narrativa sorprendente per la sua età. Il romanzo è stato pubblicato da Youcanprint ed è già oggetto di attenzione da parte del panorama culturale giovanile italiano.
DETTAGLI PRODOTTO
• Titolo: Thell Jack • Autore: Francesco Caliandro • Editore: Youcanprint • Data di pubblicazione: 23 gennaio 2025 • Lingua: Italiano • Pagine: 270 • ISBN-13: 979-1222792491
Le nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo sono finalmente definitive, e rappresentano il documento di riferimento più importante per la scuola dell'infanzia e del primo ciclo. A una prima lettura, emerge un quadro pedagogico ambizioso e moderno, che disegna una scuola proiettata verso le sfide del futuro, centrata sulla "persona" dello studente e sulla sua formazione integrale.
Il cuore pulsante del documento è una visione olistica dell'educazione, che mira a superare la frammentazione dei saperi. Viene promosso il principio del "non multa, sed multum" (poche cose, ma fatte bene), un invito a privilegiare la profondità delle conoscenze essenziali rispetto a un nozionismo enciclopedico. L'approccio didattico è fortemente laboratoriale e inclusivo, con un pieno inserimento delle discipline STEM e dell'informatica, e l'adozione di modelli come l'Universal Design for Learning (UDL) per garantire a tutti pari opportunità. Anche la valutazione viene ripensata in chiave formativa: non più uno strumento per sanzionare, ma un processo per valorizzare, orientare e promuovere l'autovalutazione.
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Una visione nobile e condivisibile. Ma è proprio qui che si apre il divario tra la teoria e la pratica.
Dalla Visione alla Realtà: Le Ombre e le Criticità del Percorso
Se la visione è chiara, la sua attuazione si scontra con ostacoli strutturali che non possono essere ignorati. Sono queste le vere sfide su cui si giocherà il successo o il fallimento di questa riforma.
Il Muro della Realtà Materiale: La criticità più evidente è lo scarto tra la scuola ideale descritta nel documento e quella reale. Come si può realizzare un approccio laboratoriale e personalizzato in "classi pollaio" con più di 25 alunni? Come si può promuovere la didattica digitale senza laboratori attrezzati, connessioni internet stabili e dispositivi adeguati per tutti? La visione di una scuola moderna si infrange contro la realtà di un'edilizia scolastica spesso fatiscente e inadeguata.
La Sfida della Formazione Docente: Un cambio di paradigma così profondo esige un corpo docente preparato a sostenerlo. Le Indicazioni richiedono insegnanti che siano progettisti di curricoli, esperti di valutazione formativa, mediatori culturali, integratori di tecnologie. Senza un massiccio, strutturale e continuo piano di formazione iniziale e in servizio, queste linee guida rischiano di rimanere un "libro dei sogni", un documento ammirevole ma inapplicato, lasciato alla buona volontà e alla creatività dei singoli.
Il Paradosso del Sovraccarico: Nonostante il lodevole principio del "non multa, sed multum", il rischio di un nuovo sovraccarico è concreto. L'introduzione o il potenziamento di numerosi ambiti – STEM, Informatica, Latino (LEL), Educazione Civica, Educazione Finanziaria – se non gestiti con un'attenta integrazione, rischiano di frammentare ulteriormente il tempo scuola, costringendo a una trattazione superficiale di tutto e tradendo l'obiettivo di partenza.
La Rivoluzione Culturale della Valutazione: Abbandonare la cultura del voto numerico per una valutazione descrittiva e processuale è una vera rivoluzione culturale. Incontra resistenze non solo tra i docenti, ma anche tra le famiglie, abituate alla presunta chiarezza e semplicità del voto. Questo passaggio richiede tempo, dialogo e un supporto costante alle scuole, che non possono essere lasciate sole in questa transizione.
L'Educazione all'Affettività e la Scelta del Silenzio: la Criticità del "Non Detto"
Un punto chiave, che merita un'analisi approfondita, riguarda i temi dell'educazione all'affettività e delle identità sessuali. Emerge con chiarezza una scelta precisa da parte del Ministero: il silenzio strategico. Nel documento non si trovano mai i termini "orientamento sessuale", "identità di genere", "LGBTQ+" o "omogenitorialità".
Questa assenza non è una svista, ma la creazione di un dispositivo normativo volutamente ambiguo. Al posto di direttive chiare, si utilizzano principi-ombrello, astratti e generici, come "valorizzazione delle differenze", "decostruire stereotipi" e "rispettare le diverse identità".
Ed è proprio qui che si annida la criticità più profonda. Questo vuoto normativo, infatti, non è neutro. Diventa un terreno fertile per le interpretazioni più disparate e, per questo, un meccanismo che genera disuguaglianza. Anziché stabilire un diritto all'informazione e alla tutela valido per tutti, si delega la responsabilità alla discrezionalità del singolo dirigente scolastico.
Questo "Far West" interpretativo è particolarmente preoccupante quando si toccano temi delicati come l'educazione sessuale. Lasciare il campo libero significa permettere che, in alcune realtà, possano essere introdotti approcci pedagogici che molti educatori e famiglie ritengono inappropriati. Ci riferiamo, ad esempio, a una certa visione dell'educazione sessuale che, superando il confine del rispetto e dell'informazione scientifica, spinge verso una "sperimentazione senza tabù". Un approccio che rischia di creare negli adolescenti idee confuse e premature, bypassando il ruolo educativo fondamentale della famiglia.
Una direttiva nazionale chiara e responsabile, invece di creare questo vuoto, dovrebbe stabilire confini precisi, tutelando gli studenti sia dall'oscurantismo sia da un'esposizione a contenuti non adatti alla loro età evolutiva.
Le conseguenze di questa ambiguità sono gravi e prevedibili:
Si crea una "scuola a macchia di leopardo": La tutela e la formazione di uno studente diventano una lotteria geografica e culturale, e non più un diritto universale garantito dallo Stato.
È un'abdicazione di responsabilità politica: Evitando di nominare i temi divisivi, il Ministero evita di prendere una posizione chiara, ma di fatto finisce per tutelare lo status quo e le posizioni più resistenti al cambiamento.
L'ambiguità diventa un alibi per l'inazione (o per l'azione ideologica): La mancanza di un obbligo specifico rende i principi di "rispetto" delle belle parole sulla carta, facilmente ignorabili o, peggio, strumentalizzabili per promuovere agende specifiche.
In conclusione, questa non è una scelta di prudenza, ma un vuoto normativo che mina alla base il principio di equità del sistema scolastico. Lasciare alle interpretazioni individuali temi così cruciali per la crescita e il benessere dei futuri cittadini è una pratica da evitare, perché genera disuguaglianza e rende i diritti fragili e discrezionali.
Il dibattito è aperto, e le domande che ne scaturiscono sono cruciali. Chiediamo a voi, lettori:
Questa scelta di "non scegliere" è, a vostro avviso, un atto di prudenza che rispetta l'autonomia delle scuole e le diverse sensibilità familiari?
Oppure, come sostengono in molti, questo vuoto normativo è un'abdicazione di responsabilità che, oltre a creare disuguaglianza, apre le porte a derive pedagogiche inappropriate per l'età evolutiva?
Un documento quadro nazionale non dovrebbe avere il coraggio di stabilire confini chiari su questi temi, per proteggere gli studenti e dare certezze a scuole e famiglie, invece di lasciare il campo a interpretazioni arbitrarie?
Con toni trionfali, la politica celebra un nuovo, decisivo passo verso il futuro "green" dell'Italia. Una nota stampa diffusa dal deputato Alessandro Colucci di Noi Moderati annuncia che "la firma del decreto interministeriale che individua negli scali portuali di Taranto e Augusta le aree idonee allo sviluppo dell’eolico offshore nazionale rappresenta un passaggio fondamentale". Nel comunicato si dipinge un quadro idilliaco: una fonte di energia dal "potenziale enorme", impianti che "hanno il grande merito di non impattare sul territorio e sul paesaggio", investimenti per 78 milioni di euro e "nuove opportunità occupazionali".
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Una narrazione ufficiale, pronta per i titoli dei giornali, che punta a rassicurare l'opinione pubblica. Tuttavia, è doveroso analizzare criticamente questi annunci, per capire se dietro la facciata si nascondano realtà complesse. Emerge infatti un quadro che, secondo molti osservatori, sembra dominato da logiche di speculazione finanziaria, con impatti ambientali spesso sottaciuti e un modello di sviluppo che tratta i territori come risorse da sfruttare.
"Nessun impatto": un'affermazione che va verificata
L'affermazione secondo cui questi giganti d'acciaio posizionati in mare "non impattano sul territorio e sul paesaggio" è forse la più ottimistica, ma anche quella che richiede maggiore scrutinio. L'impatto non si limita a quello visivo. Esiste un impatto meno evidente ma persistente. Come è intuibile, le pale eoliche, costruite con resine e fibre composite, sono soggette a una costante erosione. Il vento, la pioggia e la salsedine le possono "sfrigolare" incessantemente, con il rischio di liberare nell'ambiente microplastiche e sostanze chimiche come il Bisfenolo A (BPA), un noto interferente endocrino. Studi scientifici, come quelli condotti dall'Università di Strathclyde, hanno già sollevato l'allarme su questa potenziale forma di inquinamento silenzioso che potrebbe contaminare mare, aria e catena alimentare. Si delinea così il paradosso di un'energia definita pulita che potrebbe rilasciare sostanze inquinanti. Un aspetto cruciale che, nella comunicazione ufficiale, sembra non trovare spazio.
A chi giova l'investimento? Il gioco dei giganti finanziari
La nota stampa parla di 78 milioni di euro di investimenti. Sembra una cifra enorme, ma è solo una piccola parte di un business miliardario. Questi progetti faraonici, onshore e offshore, non starebbero in piedi un solo giorno senza due elementi chiave: i massicci finanziamenti pubblici (PNRR in testa) e il capitale dei colossi della finanza globale. Fondi come BlackRock, Vanguard e State Street sono tra i principali motori di questa transizione a livello mondiale. Essi investono dove lo Stato garantisce incentivi e profitti sicuri, ma non è sempre detto che ciò si traduca in un reale beneficio per la comunità.
Il ritorno economico per il territorio rischia di essere, nella migliore delle ipotesi, incerto e temporaneo. Queste centrali hanno una vita utile di circa 20-25 anni, al termine dei quali i costi di smantellamento e bonifica – se mai verranno affrontati seriamente – potrebbero ricadere interamente sulla collettività, molto tempo dopo che i profitti privati saranno stati riscossi e portati altrove. Il timore è che l'obiettivo non sia la sostenibilità a lungo termine, ma il profitto a breve termine, lasciando dietro di sé il "depauperamento del territorio".
Un modello predatorio che si ripete
Taranto non è un caso isolato. È solo l'ultima tessera di un mosaico che sembra replicare un modello predatorio, in espansione su tutta la nazione. Come denuncia il nostro articolo "L'assalto della Sardegna: il sistema energetico sotto inchiesta", l'isola è da anni il laboratorio di questa aggressione, con progetti che minacciano di stravolgere un patrimonio paesaggistico unico al mondo.
Lo schema è spesso lo stesso: si invoca la "pubblica utilità" per silenziare ogni opposizione. Una volta che questa etichetta viene apposta, come spiegato nell'amaro articolo "Il territorio non è più nostro"(nostro articolo), le comunità locali rischiano di essere espropriate non solo delle loro terre, ma anche del loro diritto di decidere sul proprio futuro.
E mentre la politica firma decreti a Roma, sul campo la gente si organizza. Comitati come Ulivivo si battono contro la distruzione di aree protette e paesaggi agricoli, mostrando una resistenza che la narrazione ufficiale tende a ignorare. Leggete il nostro articolo.
Il paradosso si estende: anche il fotovoltaico riscalda il pianeta?
Questa logica industriale non si limita all'eolico. Anche il fotovoltaico su larga scala, l'altra icona della "svolta green", nasconde delle criticità. Immense distese di pannelli scuri, sostituendo terreni agricoli o macchia mediterranea, assorbono molta più radiazione solare. Questo fenomeno, legato alla riduzione dell'"effetto albedo" (la capacità di una superficie di riflettere la luce solare), può creare vere e proprie "isole di calore", aumentando la temperatura a livello locale. Paradossalmente, una soluzione pensata per combattere il riscaldamento globale, su scala locale potrebbe contribuire ad aggravarne alcuni effetti.
Siamo di fronte a una transizione ecologica che, invece di curare il pianeta, sembra voler applicare gli stessi modelli industriali e speculativi che ci hanno portato a questa crisi. Ci dicono che è innovazione, ma a molti sembra solo vecchio colonialismo energetico. La domanda, dunque, non è essere a favore o contro le rinnovabili. La domanda è: a chi giova realmente questa transizione? Perché, a guardare bene, i profitti sembrano destinati ai soliti noti, mentre i costi ambientali e sociali restano, come sempre, a carico di tutti noi.