Visualizzazione post con etichetta libertà di stampa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libertà di stampa. Mostra tutti i post

venerdì 9 maggio 2025

Solovyov Fa Discutere, Byoblu Sottolinea: Pensiero Critico Contro Censura.

Mentre l'Europa sussulta per le incendiarie parole del conduttore russo, c'è chi, come Byoblu, ricorda che la libertà di informazione non è un optional da salotto, ma un diritto da difendere strenuamente, anche quando la "verità" dell'altro fa male.
Ieri, 7 maggio 2025, un articolo di Byoblu ha acceso un faro su una vicenda che, se confermata nella sua interezza, ha il potenziale di scuotere dalle fondamenta il già precario edificio del dibattito pubblico europeo: la presunta intervista al conduttore russo Vladimir Solovyov, una delle voci più affilate e controverse del Cremlino, da parte di una televisione italiana. Le anticipazioni, al vetriolo, parlano di un attacco frontale all'Europa, alle sue istituzioni e ai suoi leader, con toni che definire "incendiari" è un eufemismo.

Mentre la maggior parte del circo mediatico mainstream probabilmente si affannerà a stracciarsi le vesti, a invocare censure preventive o a etichettare aprioristicamente l'operazione come "propaganda nemica", Byoblu, con la consueta lucidità che contraddistingue il suo operato in difesa di un'informazione realmente libera, ha colto il nocciolo della questione: il diritto-dovere di ascoltare, e quindi di far ascoltare, anche le voci più sgradite, persino quelle che ci appaiono ostili o provocatorie.

Non si tratta, sia chiaro, di sposare le tesi di Solovyov, né di offrire una piattaforma acritica alla sua narrazione. Si tratta, invece, di un principio ben più alto e, ahinoi, sempre più eroso: la libertà di stampa non può e non deve essere un club esclusivo per opinioni addomesticate e conformi al "verbo" dominante.

L'articolo di Byoblu, nel riportare la notizia e le sue potenziali, deflagranti conseguenze, svolge un servizio cruciale. Ci ricorda che il pensiero critico si nutre del confronto, anche aspro, e non della sterilizzazione del dibattito. Mettere un bavaglio, preventivo o postumo, a ciò che non ci piace o che temiamo possa "destabilizzare" le nostre fragili certezze è il primo passo verso un totalitarismo informativo mascherato da buone intenzioni. È la negazione stessa della democrazia, che dovrebbe fondarsi sulla capacità dei cittadini di formarsi un'opinione autonoma, avendo accesso a tutte le campane, comprese quelle che suonano melodie stonate per le orecchie del potere.

Chi oggi invoca il silenziamento di Solovyov, con la scusa di proteggere la "sensibilità" pubblica o di non fare il "gioco del nemico", domani potrebbe chiedere il silenziamento di qualsiasi voce dissidente, di qualsiasi critica all'operato dei governi, di qualsiasi prospettiva che osi deviare dal sentiero tracciato dal pensiero unico. È un pendio scivoloso, e Byoblu fa bene a piantare i piedi e a ricordarci che la china è pericolosa.

Il vero antidoto alla propaganda non è la censura, ma un giornalismo più forte, più critico, capace di analizzare, contestualizzare e smascherare, fornendo ai cittadini gli strumenti per comprendere, non per obbedire ciecamente. Dare voce non significa condividere, ma rispettare l'intelligenza del pubblico.

In un'epoca in cui la tentazione di erigere muri informativi e di creare "liste di proscrizione" per le opinioni non allineate è sempre più forte, il lavoro di testate come Byoblu, che difendono strenuamente il pluralismo e il diritto a un'informazione completa, diventa non solo prezioso, ma vitale. Il caso Solovyov, al di là del merito delle sue dichiarazioni, diventa così un cartina di tornasole per misurare la salute della nostra democrazia informativa.

Vi invitiamo ad approfondire la questione leggendo l'articolo originale su Byoblu e, come sempre, a condividere le vostre riflessioni e a commentare i nostri articoli. Il dibattito aperto e il pensiero critico sono il sale della libertà. Non lasciamo che la paura del dissenso ci trasformi in custodi di un silenzio assordante.

Pina Picierno contro Byoblu:
interrogazione alla Commissione Europea. 
La risposta di Claudio Messora

lunedì 5 maggio 2025

Informare non per convincere, ma per svegliare: la nostra idea di giornalismo.


Verità scomode e libertà di scelta: la missione di IdeaNews 
Nel mondo dell’informazione, ciò che viene pubblicato non è sempre frutto di una valutazione basata su veridicità, rilevanza o accuratezza. Al contrario, il filtro principale con cui i direttori di testata scelgono cosa pubblicare è uno solo: a chi interessa e a quanti interessa. Non è una supposizione, ma un dato di fatto che si può osservare nei meccanismi interni delle redazioni: se un tema non "tira", viene scartato. Se invece ha potenziale virale, viene rilanciato — anche a costo di piegare il contenuto alla forma.

Vai a vedere: confronta la titolazione degli articoli scientifici con quelli pubblicati sui grandi quotidiani. Un titolo su Nature o The Lancet comunica i dati. Un titolo su una testata generalista cerca lo scandalo, la polemica, l’ironia, la divisione: “Clima impazzito o nuova bufala?”, “Vaccino obbligatorio? Ecco cosa ci nascondono”, “Fascicolo sanitario elettronico: controllo o progresso?”

Il problema è strutturale. I caporedattori hanno un compito chiaro: garantire lettori, condivisioni, traffico, e con essi introiti pubblicitari. E allora accade che:

  • gli argomenti scomodi vengano esclusi;
  • oppure trasformati in contenuti provocatori, emotivi, parziali;
  • oppure si attacchi direttamente chi li propone, ridicolizzandone le tesi.

Ancora più grave è il fenomeno della manipolazione interpretativa. Se un tema come il riscaldamento climatico, le scie chimiche, i vaccini o i conflitti internazionali viene ormai "catalogato" in un certo modo dal mainstream, allora l’interpretazione di quell’argomento verrà appiattita su quella linea. Anche se il giornalista o l'autore propone un'analisi diversa, equilibrata, supportata da dati: viene riformulata, o più semplicemente scartata.

E allora cosa resta al lettore?

Resta un flusso di informazioni che non stimola il pensiero critico ma lo sostituisce con una sensazione di conforto. Se la narrazione dominante dice "è così", chi propone alternative viene percepito come disturbante, e il pubblico finisce per sviluppare una vera e propria insofferenza verso ogni voce fuori dal coro. Come sottolineava Noam Chomsky, in democrazia la propaganda sostituisce la violenza come strumento di controllo: non costringe, ma persuade, orienta, rende naturale il pensiero unico.

Il ruolo di IdeaNews

In un contesto così condizionato, IdeaNews si pone in controtendenza. Il nostro obiettivo non è piacere a tutti, né cavalcare le mode informative. È semplice e radicale: dire la verità, con dati alla mano, anche quando non piace. Siamo consapevoli che la verità può essere divisiva, ma riteniamo sia peggio raccontare una versione annacquata e accettabile dei fatti.

Trattiamo temi complessi come il cambiamento climatico, le guerre, la sanità digitale, le monete elettroniche, senza timore di sembrare "contro" se le nostre fonti e verifiche ci portano a conclusioni diverse da quelle che troviamo nei titoli del giorno.

Siamo più divulgatori che opinionisti e per questo invitiamo sempre i nostri lettori a verificare ciò che scriviamo.  Non ci interessa convincere, ma fornire strumenti per comprendere. Chi arriva a conclusioni diverse è il benvenuto. Perché il dibattito onesto è il fondamento di una democrazia sana.

Come osservava un pensatore anonimo: “Il più radicale rivoluzionario rischia di diventare conservatore il giorno dopo la rivoluzione, se non ha capito cosa voleva cambiare davvero.”

Innovazione sì, ma non al prezzo della libertà

Ogni innovazione è benvenuta, se rappresenta un ampliamento delle possibilità, non una sostituzione obbligata. Un ascensore è una grande comodità, ma se vengono eliminate le scale, diventa anche un sistema di controllo: se si blocca, resti prigioniero. Lo stesso vale per la moneta digitale: può essere utile, veloce, tracciabile. Ma se sparisce il contante, diventa uno strumento per sorvegliare ogni transazione, ogni scelta economica, ogni movimento.

Il punto non è fermare il progresso, ma difendere il diritto alla scelta. L’innovazione che cancella il precedente invece di affiancarlo non è evoluzione, è imposizione. E ogni imposizione mascherata da modernità merita attenzione critica, non accettazione passiva. Anche questo è informare: mostrare i lati nascosti delle trasformazioni.

E tu? Ti sei mai chiesto se le notizie che leggi sono davvero libere, o solo filtrate per piacerti o per altri scopi?

Ascolta Radio Idea
Prendimi e portami ovunque!