Mentre l'Europa sussulta per le incendiarie parole del conduttore russo, c'è chi, come Byoblu, ricorda che la libertà di informazione non è un optional da salotto, ma un diritto da difendere strenuamente, anche quando la "verità" dell'altro fa male.
Ieri, 7 maggio 2025, un articolo di Byoblu ha acceso un faro su una vicenda che, se confermata nella sua interezza, ha il potenziale di scuotere dalle fondamenta il già precario edificio del dibattito pubblico europeo: la presunta intervista al conduttore russo Vladimir Solovyov, una delle voci più affilate e controverse del Cremlino, da parte di una televisione italiana. Le anticipazioni, al vetriolo, parlano di un attacco frontale all'Europa, alle sue istituzioni e ai suoi leader, con toni che definire "incendiari" è un eufemismo.
Mentre la maggior parte del circo mediatico mainstream probabilmente si affannerà a stracciarsi le vesti, a invocare censure preventive o a etichettare aprioristicamente l'operazione come "propaganda nemica", Byoblu, con la consueta lucidità che contraddistingue il suo operato in difesa di un'informazione realmente libera, ha colto il nocciolo della questione: il diritto-dovere di ascoltare, e quindi di far ascoltare, anche le voci più sgradite, persino quelle che ci appaiono ostili o provocatorie.
Non si tratta, sia chiaro, di sposare le tesi di Solovyov, né di offrire una piattaforma acritica alla sua narrazione. Si tratta, invece, di un principio ben più alto e, ahinoi, sempre più eroso: la libertà di stampa non può e non deve essere un club esclusivo per opinioni addomesticate e conformi al "verbo" dominante.
L'articolo di Byoblu, nel riportare la notizia e le sue potenziali, deflagranti conseguenze, svolge un servizio cruciale. Ci ricorda che il pensiero critico si nutre del confronto, anche aspro, e non della sterilizzazione del dibattito. Mettere un bavaglio, preventivo o postumo, a ciò che non ci piace o che temiamo possa "destabilizzare" le nostre fragili certezze è il primo passo verso un totalitarismo informativo mascherato da buone intenzioni. È la negazione stessa della democrazia, che dovrebbe fondarsi sulla capacità dei cittadini di formarsi un'opinione autonoma, avendo accesso a tutte le campane, comprese quelle che suonano melodie stonate per le orecchie del potere.
Chi oggi invoca il silenziamento di Solovyov, con la scusa di proteggere la "sensibilità" pubblica o di non fare il "gioco del nemico", domani potrebbe chiedere il silenziamento di qualsiasi voce dissidente, di qualsiasi critica all'operato dei governi, di qualsiasi prospettiva che osi deviare dal sentiero tracciato dal pensiero unico. È un pendio scivoloso, e Byoblu fa bene a piantare i piedi e a ricordarci che la china è pericolosa.
Il vero antidoto alla propaganda non è la censura, ma un giornalismo più forte, più critico, capace di analizzare, contestualizzare e smascherare, fornendo ai cittadini gli strumenti per comprendere, non per obbedire ciecamente. Dare voce non significa condividere, ma rispettare l'intelligenza del pubblico.
In un'epoca in cui la tentazione di erigere muri informativi e di creare "liste di proscrizione" per le opinioni non allineate è sempre più forte, il lavoro di testate come Byoblu, che difendono strenuamente il pluralismo e il diritto a un'informazione completa, diventa non solo prezioso, ma vitale. Il caso Solovyov, al di là del merito delle sue dichiarazioni, diventa così un cartina di tornasole per misurare la salute della nostra democrazia informativa.
Vi invitiamo ad approfondire la questione leggendo l'articolo originale su Byoblu e, come sempre, a condividere le vostre riflessioni e a commentare i nostri articoli. Il dibattito aperto e il pensiero critico sono il sale della libertà. Non lasciamo che la paura del dissenso ci trasformi in custodi di un silenzio assordante.
Pina Picierno contro Byoblu: interrogazione alla Commissione Europea. La risposta di Claudio Messora
Dall'intrigante ipotesi "Frater Alpha Scissus" alla realtà dei caratteri lapidari, un'analisi del "caso" mediatico.
Errori confermati sulla lapide di Papa Francesco (come documentato da Adnkronos) e un clima digitale sempre pronto a interpretare ogni segno, alimentano la ricerca di significati nascosti. In questo contesto, anche un'ipotetica, insolita iscrizione come "FR A NCISCUS" può diventare oggetto di analisi simbolica.
Se trattassimo questa stringa non come un errore ma come un testo potenzialmente cifrato, cosa emergerebbe? L'interpretazione "Frater Alpha Scissus" è particolarmente suggestiva:
FR: L'abbreviazione di "Frater" (Fratello), termine chiave in ambito religioso e fraterno/massonico.
A: Potrebbe stare per "Alpha" (il Principio, il Primo) o un'iniziale.
"Il Primo Fratello Diviso": un'immagine potente che potrebbe alludere a divisioni interne alla Chiesa, a sfide del pontificato, alla dualità del ruolo, a una prova spirituale o persino, involontariamente, all'idea di occultamento tanto cara a certe teorie. La stessa struttura visiva "interrotta" della stringa "FR A NCISCUS" sembrerebbe quasi rafforzare graficamente questo concetto di divisione.
Tuttavia, un'analisi più tecnica e meno speculativa porta a conclusioni diverse.
Molte testate nazionali (Ansa, Fanpage, Sky, Rai...) hanno ripreso voci su una presunta spaziatura anomala attorno alla "A" nell'iscrizione reale "FRANCISCUS". Ma si è verificato se fosse un errore effettivo o una caratteristica del font?
Riportando la scritta con un carattere Lapidario Romano standard o il Trajan (lo stile usato per le incisioni monumentali) su un editor di testi, si nota un effetto ottico: la forma triangolare della "A" (e della "V" usata per la "U") fa sembrare che ci sia più spazio attorno ad essa rispetto alle lettere con aste verticali. Nessun errore, quindi, ma una caratteristica del design del carattere.
FRANCISCVS
F R A N C I S C V S
Viene da chiedersi se, prima di rilanciare un "caso" basato su percezioni, non fosse bastata una semplice verifica tipografica. Un invito alla cautela e alla serietà: invece di misurare spazi millimetrici alla ricerca di misteri, si potrebbe visitare la tomba del Papa (realizzata in semplice marmo ligure, nella navata sinistra di Santa Maria Maggiore) per quello che rappresenta, magari con una preghiera anziché con un centimetro.
L'ipotesi "Frater Alpha Scissus" rimane un esercizio intellettuale affascinante su come interpretiamo i segni, ma la realtà più probabile è quella di un'illusione ottica amplificata dal brusio della rete. Un errore di percezione, forse, più che un errore del marmista. E voi cosa ne pensate?