sabato 29 marzo 2025

Wassily B3 / Effetto Lazarus: la danza di Fredy Franzutti al Teatro Piccinni di Bari


La stagione teatrale e di danza del Comune di Bari, in collaborazione con Puglia Culture, prosegue con un doppio appuntamento imperdibile firmato dal coreografo pugliese Fredy Franzutti. Sabato 5 aprile, alle ore 20.00, il Teatro Piccinni ospiterà "Wassily B3 / Effetto Lazarus", una produzione del Balletto del Sud che promette di affascinare il pubblico con la sua fusione di arte, storia e sperimentazione coreografica.

Un viaggio nel Bauhaus con "Wassily B3"

"Wassily B3" si ispira al movimento Bauhaus e celebra i 150 anni dalla nascita di un grande compositore. Il titolo richiama la celebre sedia progettata da Marcel Breuer e dedicata a Wassily Kandinskij, simbolo di un'estetica innovativa e razionale. La coreografia di Franzutti ripercorre, attraverso dieci quadri, i principi del Razionalismo, esplorando temi come la creazione della vita, l'evoluzione delle specie e le dinamiche sociali. L'uso della celebre poltrona Wassily B3 diviene elemento scenografico e simbolico, evocando la modernità e la spinta verso il futuro, in un rimando visivo che richiama il monolite di "2001: Odissea nello spazio". La rappresentazione gioca con le distorsioni delle proporzioni umane e le influenze del surrealismo, regalando al pubblico un'esperienza visiva e concettuale coinvolgente.

"Effetto Lazarus": la danza e il confine tra vita e morte

Il secondo spettacolo, "Effetto Lazarus", trae ispirazione dagli studi di Robert Cornish, lo scienziato che tentò di riportare in vita i morti. Ambientata in un obitorio post-catastrofe, la coreografia racconta il tentativo di rianimare giovani vittime attraverso il siero Lazarus, in una narrazione che unisce tensione e drammaticità. Il tutto è accompagnato dalle evocative note della "Danza Macabra" di Camille Saint-Saëns, che sottolineano il contrasto tra speranza e incubo.

Il Balletto del Sud e Fredy Franzutti

Fondata nel 1995 e diretta da Fredy Franzutti, la compagnia "Balletto del Sud" si distingue per il suo eclettismo e l'alta qualità artistica. Con un repertorio che spazia dai classici alle creazioni contemporanee, il gruppo ha calcato palcoscenici prestigiosi in Italia e all'estero, collaborando con artisti di fama internazionale come Carla Fracci, Luciana Savignano e Lindsay Kemp. Franzutti, considerato uno dei coreografi più versatili del panorama italiano, ha lavorato per teatri di fama mondiale, tra cui il Teatro Bolshoi di Mosca e il Teatro dell'Opera di Roma, oltre a numerose produzioni televisive.

Un evento da non perdere

"Wassily B3 / Effetto Lazarus" rappresenta un'occasione unica per immergersi in due performance dal forte impatto visivo ed emotivo, che intrecciano danza, storia e riflessione filosofica. L'appuntamento è fissato per il 5 aprile alle ore 20.00 presso il Teatro Piccinni di Bari.

Per maggiori informazioni e prenotazioni: Puglia Culture


Qui vi proponiamo alcuni momenti salienti:

venerdì 28 marzo 2025

Polizze Catastrofali: Proroga dell'Obbligo al 31 Ottobre 2025, ma Resta una Beffa per le Imprese Italiane.


Ancora una volta, il governo italiano dimostra la propria incapacità nel gestire le emergenze economiche e legislative con lucidità e pragmatismo. L’obbligo di stipulare una polizza assicurativa contro le catastrofi naturali, inizialmente previsto per il 31 marzo, slitta ora al 31 ottobre 2025. Un rinvio che non risolve il problema ma lo trascina nel tempo, aumentando l’incertezza per oltre 4 milioni di imprese italiane già alle prese con una crisi senza precedenti.

Un'Imposizione Mascherata da Protezione

La misura, prevista dall’articolo 22 del Decreto-Legge n. 104/2023, che avrebbe dovuto offrire una maggiore sicurezza economica alle aziende in caso di calamità naturali, si è rivelata fin da subito un’imposizione sconsiderata e mal calibrata. Il costo delle polizze, che può raggiungere i 12.000 euro annui, si trasforma in un vero e proprio salasso per le piccole e medie imprese, già schiacciate da un’inflazione galoppante, dall’aumento dei costi energetici e dalla crescente difficoltà di accesso al credito.

Non solo. La normativa presenta lacune clamorose: non chiarisce quali fenomeni siano coperti, non prevede alcun rimborso per le merci danneggiate e, ciliegina sulla torta, impone una tassa occulta del 22% sui premi assicurativi, incassata direttamente dallo Stato. Una manovra che, piuttosto che tutelare le aziende, le trasforma in bancomat per l’erario.

Un Rinvio che Non Risolve Nulla

L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia per posticipare l’obbligo al 31 ottobre 2025 è stato accolto con un sospiro di sollievo dalle associazioni di categoria, ma la verità è che si tratta solo di un palliativo. Le criticità strutturali della norma restano inalterate: l’obbligo non viene eliminato, ma semplicemente rinviato, senza alcuna garanzia che nel frattempo vengano introdotte misure di sostegno o agevolazioni per le imprese.

Matteo Ricci, europarlamentare del PD, ha definito la misura una "tassa occulta" e ha evidenziato come essa penalizzi soprattutto le imprese localizzate in aree ad alto rischio, come le Marche, l’Emilia-Romagna e la Toscana, già colpite da alluvioni devastanti. A peggiorare il quadro, l’incoerenza del governo, che da un lato nega il cambiamento climatico e dall’altro impone polizze obbligatorie per proteggersi da eventi estremi. 

Ma la questione è più complessa di quanto si voglia far credere. Molte di queste catastrofi, più che da fenomeni naturali incontrollabili, derivano dall’incuria e dalla mancata manutenzione di infrastrutture come viadotti e argini fluviali.

 Ad esempio, in Emilia-Romagna, le esondazioni di fiumi e torrenti sono state attribuite non solo alle intense precipitazioni, ma anche alla scarsa manutenzione degli argini fluviali (https://www.teleambiente.it/alluvione-emilia-romagna-report/). In Sicilia, la combinazione di siccità e alluvioni ha colpito gli stessi territori in tempi successivi, evidenziando la vulnerabilità legata alla gestione del territorio. (https://indicatoriambientali.isprambiente.it/it/pericolosita-da-alluvione/eventi-alluvionali)

Il tessuto imprenditoriale italiano, composto in larga parte da piccole e medie imprese, viene nuovamente messo alla prova con una politica che favorisce le compagnie assicurative a discapito dell’economia reale. Il governo avrebbe potuto adottare un approccio più equo, introducendo incentivi fiscali o creando un fondo pubblico per sostenere le imprese nelle aree più vulnerabili. Invece, ha scelto la via più semplice: obbligare gli imprenditori a pagare, senza offrire alcuna contropartita. 

Conclusione: Un Governo che Gioca d’Azzardo con l’Economia

Il rinvio dell’obbligo delle polizze catastrofali è solo una tregua temporanea in una battaglia che, senza soluzioni concrete, rischia di penalizzare gravemente l’intero comparto produttivo del Paese. Invece di scaricare costi e responsabilità sulle aziende, il governo dovrebbe investire in un piano strutturale per la prevenzione e la gestione dei disastri naturali. Ma, come sempre, si preferisce la strada della burocrazia inefficace e delle imposizioni fiscali mascherate da misure di tutela. Le imprese italiane meritano di meglio.

È davvero questa la strada giusta per il nostro Paese? Non sarebbe più sensato puntare su una manutenzione adeguata delle infrastrutture e una gestione più responsabile del territorio per ridurre i danni? E fino a che punto le sperimentazioni di geoingegneria stanno aggravando la situazione anziché risolverla? Spunti su cui riflettere.

Ecco l'ntervento di Paolo Zabeo coordinatore ufficio studi CGIA Mestre

lunedì 24 marzo 2025

Export pugliese sotto pressione: tra dazi USA e competitività internazionale

 L’export pugliese, trainato da settori chiave come l’aerospazio, l’industria farmaceutica, il comparto agricolo e l’alta tecnologia, sta affrontando nuove sfide nel contesto economico globale. Secondo i dati forniti dal Centro Studi CGIa – Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, la Puglia non primeggia in nessun settore specifico ma mantiene un ruolo di rilievo in comparti strategici che contribuiscono significativamente all’economia regionale e nazionale.

A pesare sulle prospettive future ci sono le recenti dinamiche commerciali internazionali, in particolare le politiche protezionistiche adottate dagli Stati Uniti e da altri paesi partner. I nuovi dazi potrebbero colpire proprio alcune delle eccellenze pugliesi, riducendo la competitività dei prodotti locali sui mercati esteri.

Il ruolo della siderurgia in Puglia: un settore in trasformazione

Storicamente, la Puglia ha avuto un ruolo di primo piano nella siderurgia grazie alla presenza dell’Ilva di Taranto (ex Italsider, oggi Acciaierie d’Italia), uno dei più grandi impianti siderurgici d’Europa. Per decenni, la produzione di acciaio è stata un pilastro dell’export regionale e dell’economia locale. Tuttavia, negli ultimi anni, il settore ha subito un forte ridimensionamento a causa di crisi aziendali, problematiche ambientali e incertezze gestionali, riducendo il peso della siderurgia nell’export pugliese. Sebbene l’industria dell’acciaio rimanga una realtà strategica, oggi altri comparti come aerospazio, farmaceutica e agroalimentare stanno emergendo come motori principali dell’economia regionale.

I settori di forza della Puglia nell'export

Dall’analisi dei dati emerge che la Puglia si distingue per le sue esportazioni in comparti ad alto valore aggiunto, tra cui:

  • Aerospazio: Il settore rappresenta una delle eccellenze pugliesi, con una filiera ben strutturata che comprende grandi aziende e distretti industriali.
  • Industria chimica e farmaceutica: La regione ha consolidato un ruolo importante, grazie alla presenza di stabilimenti produttivi di rilevanza internazionale.
  • Macchinari e apparecchiature: Un comparto che mantiene stabilità nelle esportazioni, con un buon contributo all’economia locale.
  • Prodotti agricoli e alimentari: L’olio extravergine di oliva, i vini e altri prodotti tipici pugliesi continuano a essere richiesti sui mercati esteri, nonostante la concorrenza e le difficoltà logistiche.
  • Moda e tessile: La Puglia è nota per la produzione di abbigliamento, calzature e accessori, grazie alla presenza di aziende manifatturiere che esportano in Europa e nel mondo
  • Vini e bevande: Il settore vitivinicolo pugliese ha registrato una crescita costante nell’export, con etichette di prim'ordine apprezzate nei mercati internazionali.
  • Nautica da diporto: La regione ospita importanti cantieri navali specializzati nella produzione di yacht e imbarcazioni di lusso, un settore in espansione sul fronte internazionale.


(Andamento dell’export pugliese nei settori chiave rispetto alle altre regioni)

L’impatto delle nuove politiche economiche

L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti e le tensioni commerciali tra Europa e altre potenze economiche potrebbero avere conseguenze dirette sull’export pugliese. La necessità di diversificare i mercati di sbocco diventa quindi una priorità per le imprese del territorio, che dovranno puntare su strategie innovative per mantenere la competitività.

Un’analisi approfondita dei dati permette di cogliere il quadro generale e di individuare possibili soluzioni per affrontare il contesto attuale. L’adozione di tecnologie avanzate, il potenziamento della rete commerciale e la valorizzazione dei marchi territoriali potrebbero rappresentare la chiave per una crescita sostenibile dell’export pugliese.


(Incidenza della Puglia nell’export nazionale per i settori principali)

Dati e metodologia

I dati sull'export sono stati forniti dal Centro Studi CGIa e da noi analizzati con software avanzati di elaborazione statistica. Per rendere più chiara la posizione della Puglia rispetto alle altre regioni italiane, abbiamo realizzato due grafici che evidenziano i comparti in cui la regione mostra una maggiore incidenza. Questi strumenti visivi aiutano a comprendere meglio il peso della Puglia nell’export nazionale e l’impatto delle attuali politiche economiche sul settore.

Conclusione

L’export pugliese si trova in una fase cruciale. Se da un lato la regione può vantare un sistema produttivo articolato e competitivo, dall’altro deve affrontare sfide globali sempre più complesse. Il futuro dipenderà dalla capacità delle imprese e delle istituzioni di adattarsi ai cambiamenti in atto, puntando su innovazione e strategie di internazionalizzazione più efficaci.

Per approfondimenti e ulteriori dati, è possibile consultare il Centro Studi CGIa – Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre  www.cgiamestre.com

Dichiarazione di Paolo Zabeo coordinatore ufficio studi CGIA

La lingua italiana sotto attacco: tra simboli bizzarri e anglicismi invadenti, il Ministero dice basta


Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha recentemente inviato una circolare a tutte le scuole per ribadire un principio tanto semplice quanto ormai rivoluzionario: nelle comunicazioni ufficiali bisogna rispettare le regole della lingua italiana. Sembra ovvio, eppure negli ultimi anni la nostra lingua è stata travolta da una serie di pratiche discutibili, tra cui l’uso di asterischi, schwa, distorsioni grammaticali e, naturalmente, un diluvio di anglicismi spesso usati a sproposito.

Asterischi, schwa e professioni al femminile: la grammatica in crisi

Diciamocelo, non si può più leggere un testo senza inciampare in un "car* tutt*", un "benvenutə" o peggio ancora in orrori come "avvocata", "sindaca" e "senatora". Qualcuno, per evitare il problema, ha pensato di sostituire tutto con un bel punto interrogativo: "Benvenut?!" — come a dire "ciascuno interpreti come meglio crede". Ma perché complicare una lingua meravigliosa come l’italiano con soluzioni che sembrano uscite da un bug di un software?

L’Accademia della Crusca si è già espressa più volte contro queste forzature, spiegando che non sono grammaticalmente corrette e che rendono i testi meno leggibili. Eppure, c’è chi insiste nell’usare questi espedienti con l’illusione di rendere il linguaggio più inclusivo, senza accorgersi che, paradossalmente, stanno solo creando ulteriore confusione.

Anglicismi: l’italiano ormai è "outdated"

Se da un lato giochiamo a stravolgere la grammatica con asterischi e segni grafici senza senso, dall’altro siamo travolti da un’invasione di termini anglosassoni che stanno erodendo l’identità della nostra lingua. Ormai, non si fa in tempo a impararne uno che ne arriva subito un altro: prima ci hanno propinato il brainstorming, poi il fact-checking, e ora spuntano fuori il quiet quitting, il reskilling, il job hopping e il mitico blue sky thinking (che, detto tra noi, pare una trovata per far sembrare profonda un’ovvietà).

Si può ancora dire "fare il punto della situazione" o dobbiamo per forza "fare un debriefing"? Possiamo ancora organizzare una riunione o dobbiamo per forza chiamarla "call"? E perché mai un artigiano oggi diventa un "maker" e un bagnino un "lifeguard"?

Il Ministero interviene: basta confusione

Con questa circolare, il Ministero dell’Istruzione e del Merito prova a riportare un po’ d’ordine, ribadendo che nelle comunicazioni ufficiali si deve scrivere in un italiano corretto, senza strane invenzioni. Ma la domanda sorge spontanea: basterà questa raccomandazione a fermare la deriva linguistica in corso?

L’italiano è una lingua ricca, musicale e straordinaria, e invece di valorizzarla, sembriamo fare di tutto per frammentarla e renderla incomprensibile. Voi cosa ne pensate? Preferite un bel "brainstorming" o una semplice "riunione di idee"? Meglio "inviare un’email" o "shootare una mail"? E soprattutto, la prossima volta che sentite parlare di "quiet quitting" o "gender-neutral language", avrete la forza di resistere?

Scriveteci nei commenti, rigorosamente in italiano!

BIF&ST 2025. L’Ultima Sfida: Un Viaggio nel Cuore dello Sport e dei Dilemmi Morali


“L’ULTIMA SFIDA” 
IN CONCORSO al BIF&ST 2025
BARI INTERNATIONAL FILM&TV FESTIVAL

L’Ultima Sfida, il nuovo film che sta conquistando il pubblico, non è solo un racconto sportivo, ma una riflessione sui valori, i conflitti e le scelte che accompagnano la vita di un calciatore al tramonto della sua carriera. Un’opera che fonde emozione, sport e dilemmi morali, con la regia di Antonio Silvestre e protagonisti come Gilles Rocca e Michela Quattrociocche, che ci portano nel cuore della storia.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare i protagonisti del film: la regista, l’attore Gilles Rocca, che interpreta Massimo De Core, e la sua moglie nel film, Michela Quattrociocche. Ecco cosa ci hanno raccontato.
La Regista: Un Dilemma Universale, Oltre lo Sport

La regista del film, Antonio Silvestre, ci ha parlato della genesi del progetto e delle motivazioni dietro la scelta di trattare temi complessi come la corruzione nello sport. “Il film non vuole concentrarsi solo sulla parte sportiva del calcio, ma vuole esplorare il dilemma umano che il protagonista vive”, spiega Silvestre. “Massimo De Core è un calciatore che deve scegliere tra la carriera e la sua famiglia, tra la vittoria e la protezione dei suoi cari. Quella di Massimo è una lotta che va oltre il calcio, un conflitto che molti potrebbero riconoscere nella propria vita.”

Un aspetto importante del film è la rappresentazione di una mafia che non è legata al tradizionale stereotipo, ma che si riflette in una minaccia per la carriera di Massimo, rendendo il tema della corruzione ancora più interessante e attuale. “Volevamo parlare di come la pressione esterna può influenzare le scelte di una persona, anche quando si tratta di uno sport che è visto come un riflesso della meritocrazia”, aggiunge il regista. “Il film non si concentra tanto sul gioco, ma sul cuore di ciò che significa essere un calciatore, e le difficoltà che si affrontano dietro le quinte.”

Gilles Rocca: Un Calciatore nella Vita e sul Set

Massimo De Core è interpretato da Gilles Rocca, un attore con un passato da calciatore che ha portato una profonda connessione con il personaggio. “Mi sono immediatamente innamorato di questo ruolo”, racconta Gilles. “Il mio personaggio è molto simile a me, soprattutto nel fatto che anch’io sono stato un calciatore. Quando ho smesso di giocare, avevo il sogno di fare una carriera come quella di Massimo De Core.”

Gilles ci ha parlato anche del suo processo di preparazione: “Per interpretare il ruolo, mi sono chiuso in casa e ho passato molto tempo a leggere e rileggere il copione. Il personaggio aveva molte sfumature che dovevo interiorizzare, e visto che c’era molto di me in lui, è stato un lavoro che mi ha coinvolto a livello personale.”

Quando gli è stato chiesto quale scelta farebbe nella realtà, tra la carriera e la famiglia, Gilles non ha avuto dubbi: “La famiglia, senza ombra di dubbio. Questo è un messaggio che volevo trasmettere anche nel film.”

Michela Quattrociocche: La Donna Dietro la Scelta Cruciale

Michela Quattrociocche, che nel film interpreta la moglie di Massimo De Core, ha parlato del ruolo che la sua figura gioca nella vita di Massimo. “La mia parte nel film è quella di una donna che sta accanto al suo uomo in un momento delicato. Il mio personaggio cerca di aiutarlo a prendere la decisione giusta”, spiega Michela. “Massimo si trova a dover scegliere tra la sua carriera e la sua famiglia, ed è una decisione che non è facile, soprattutto quando ci sono minacce che incombono sulla sua vita.”

Michela ha rivelato di essersi sentita molto vicina al suo personaggio, perché la storia della sua famiglia nel film rispecchia in parte quella di molti altri, che affrontano il peso delle scelte difficili. “Interpretare la moglie di Massimo, una figura che sostiene e ama, è stato emozionante. È stato come vivere una storia che riguarda tutti, dove l’amore e il sacrificio si intrecciano”, ha detto Michela.
Un Film che Racconta la Vita oltre lo Sport

L’Ultima Sfida non è solo una storia di calcio, ma un racconto di vita, di scelte difficili e di come le passioni, le paure e i sogni possano trasformare il destino di una persona. Con una regia sensibile di Antonio Silvestre e una performance potente di Gilles Rocca e Michela Quattrociocche, il film offre uno spunto di riflessione su cosa significhi davvero vincere e perdere nella vita.

Se cercate un film che tocchi corde emozionali profonde, L’Ultima Sfida è un’opera da non perdere, capace di andare oltre lo sport e di immergersi nei dilemmi universali dell’animo umano.
Aya Aouichaoui
Qui il trailer:

domenica 23 marzo 2025

L'AI e la corsa alla velocità: quando l’automazione diventa un problema


L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il nostro modo di lavorare, rendendo le operazioni più rapide ed efficienti. Tuttavia, se la velocità è un vantaggio, può diventare anche un pericolo quando supera la nostra capacità di controllo. Ecco quattro esempi concreti di come l’AI potrebbe trasformare un semplice errore in un disastro globale.

1. Farmaci sviluppati troppo in fretta: un rischio per la salute

Nel settore farmaceutico, l’AI permette di testare nuove formulazioni in tempi record, riducendo il processo di sviluppo da anni a pochi mesi. Ma cosa succede se un farmaco viene immesso sul mercato troppo velocemente? Senza un adeguato controllo sugli effetti a lungo termine, potrebbero emergere gravi reazioni avverse, con conseguenze devastanti per i pazienti e l’industria stessa.

2. Auto prodotte senza controlli: un errore si moltiplica all’istante

Un’AI gestisce l’intera produzione di veicoli a guida autonoma, eliminando ritardi e ottimizzando la catena di montaggio. Tuttavia, un piccolo errore nel software dei freni passa inosservato e, in poche ore, migliaia di auto difettose vengono distribuite sul mercato. Il risultato? Incidenti a catena, richiami di massa e un danno economico incalcolabile per l’azienda.

3. Agricoltura ottimizzata... fino al collasso dell’ecosistema

Un’AI analizza in tempo reale il terreno, suggerendo la combinazione perfetta di fertilizzanti e pesticidi per massimizzare il raccolto. Il sistema viene applicato su larga scala senza test adeguati, ma dopo pochi mesi il suolo risulta impoverito e interi ecosistemi vengono compromessi. Un'ottimizzazione troppo rapida ha portato a un danno irreversibile.

4. Un bug nella borsa: il crollo di un’economia in pochi secondi

Un’AI avanzata viene incaricata di gestire la borsa valori 📈. Tradizionalmente, gli analisti impiegano giorni per valutare le tendenze di mercato, ma questa AI può processare miliardi di transazioni al secondo.

Un giorno, rileva un’anomalia e vende in massa le azioni di una grande azienda per evitare perdite. Altre AI di trading, programmate per reagire istantaneamente, fanno lo stesso. In pochi secondi, il valore dell’azienda crolla a zero, mandando in crisi l’intero sistema finanziario.

Il problema? L’anomalia era solo un errore temporaneo nei dati, che un essere umano avrebbe potuto correggere in pochi minuti. Ma l’AI ha agito troppo in fretta, senza che nessuno potesse fermarla in tempo.



Quando la velocità dell’AI diventa un problema per l’uomo

La velocità è un vantaggio straordinario, ma può diventare pericolosa in diversi scenari:

🔴 Perdita di controllo – Se l’AI esegue miliardi di operazioni in un istante senza supervisione umana, potremmo perdere il controllo su decisioni critiche in ambiti come la finanza, la sicurezza e la gestione di infrastrutture.

🤯 Mancanza di adattamento umano – L’essere umano ha bisogno di tempo per riflettere. Se l’AI prende decisioni istantanee senza darci il tempo di valutarle, il rischio di errori aumenta.

Collasso dei sistemi tradizionali – Settori abituati a ritmi più lenti (giustizia, ricerca scientifica, burocrazia) potrebbero essere travolti dall’iper-efficienza dell’AI, senza il tempo di adattarsi.

💼 Impatti economici e sociali – Se l’AI automatizza processi che prima richiedevano anni di lavoro, interi settori potrebbero essere stravolti, generando disoccupazione o la necessità di riqualificazioni troppo rapide.

🔥 Sicurezza e imprevisti – Se un’AI prende decisioni critiche in medicina o difesa in frazioni di secondo, senza che un essere umano possa intervenire in tempo, le conseguenze potrebbero essere irreparabili.


La velocità è un’arma a doppio taglio

L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale per migliorare il mondo, ma senza freni adeguati, il rischio di perdere il controllo è altissimo. La soluzione? Mantenere sempre un controllo umano sulle decisioni più critiche, evitando che l’efficienza diventi un pericolo.

🔍 E tu cosa ne pensi? Hai altri esempi di processi automatizzati che potrebbero sfuggire di mano? Commenta qui sotto e tagga chi potrebbe essere interessato! #AI #Tecnologia #Innovazione #RischiDellaVelocità

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